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Archivi Mensili: ottobre 2012

La danza delle marionette – Luca Buggio

28 domenica Ott 2012

Posted by Sith in Recensioni horror, Recensioni urban fantasy

≈ 1 Commento

Tag

horror, sangue, sovrannaturale, urban fantasy, vampiri

Questa è una storia di vampiri. Lo so, sento già i vostri commenti: “un altro romanzetto di succhiasangue strafighi per ragazzine in subbuglio ormonale”. Non potreste sbagliarvi maggiormente. Luca Buggio ritorna ai vecchi fasti della figura del vampiro, quando ancora non era stato trasformato in un’icona slavata e banale.
L’ambientazione non si può dire propriamente originale, dal  momento che appaiono evidenti i debiti verso Anne Rice e il gioco di ruolo Vampiri la Masquerade, ma questo non si presenta necessariamente come un difetto. Anzi, il fatto che l’attenzione non sia particolarmente focalizzata sull’ambiente circostante e sulle specifiche della politica dei vampiri, permette al lettore di immergersi nella coinvolgente vicenda. Oltretutto nutro dei seri dubbi che oggi si possa partorire una ambientazione urbana per una storia di vampiri che risulti totalmente originale.
La storia narrata da Buggio è molto affascinante. Il protagonista, Angus, un vampriro che non si è mai fatto coinvolgere dalla politica dei suoi simili, viene improvvisamente catapultato in una situazione dove è costretto a decidere da che parte schierarsi. L’ordine costituito oppure la fazione dei ribelli rivoluzionati sono due forze che in realtà servono una faida tra due vampiri uniti dal legame di sangue tra creatore e progenie. Così Angus deve non solo impegnarsi per cercare di sopravvivere ad una guerra che non ha mai voluto, ma anche cercare di salvare i suoi protetti umani, che rischiano di essere coinvolti e distrutti dalla situazione causata da un tenebroso mondo di vampiri del quale sono completamente ignari.
I personaggi non si riducono a stereotipi, riescono ad uscire facilmente dalle pagine del romanzo. Angus risulta essere una figura complessa e interessante. La sua umanità non lo riduce ad un individuo che è solo in grado di commiserarsi o di odiare la propria natura maledetta. Angus prova ancora sentimenti molto intensi ed è in grado di amare veramente i suoi protetti umani, che per lui non sono solo pedine da muovere su una scacchiera, ma veri e propri amici. Il suo buon cuore lo rende sicuramente sensibile ed umano, ma per proteggere la sicurezza dei suoi non esita a sporcarsi le mani, persino giungendo ad uccidere chi vorrebbe minacciarli.
La prospettiva umana viene presentata dagli occhi di Kerri, giovane direttrice del centro per disagiati di ogni età finanziato da Angus. Salvata da una vita di miseria e soprusi da Angus, Kerri prova sentimenti contrastanti verso di lui. Da un lato è grata al suo salvatore e prova per lui un affetto sincero, dall’altro ci sono troppi segreti attorno ad Angus che le fanno rimpiangere la vita tranquilla e normale che potrebbe avere lontano da quel misterioso mecenate. Kerri non conosce da subito la vera natura di Angus, anche se sospetta che ci sia qualcosa di strano in lui. Kerri è un personaggio molto interessante, fragile e forte al contempo, che non demorde nemmeno quando la serenità del centro viene minacciata dai nemici politici di Angus. Un carattere molto più deciso e forte della ragazza media che ritroviamo nelle storie di vampiri che imperversano ovunque ultimamente.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e realistici. Meritano una menzione Axel, vampiro dal comportamento contradditorio che non rivela fino alla fine dove risieda la sua fedeltà, e Rachel, ragazzina ribelle che nasconde con il suo comportamento burbero un gran bisogno di affetto.
Ho trovato particolarmente originale l’inserimento nella storia della tematica del volontariato e delle case di accoglienza. Un mondo universalmente poco conosciuto e pieno di storie di umanità, sofferenza e speranza.
Il mio giudizio su questo libro è particolarmente favorevole, sia perché giunge in questo periodo pieno di figure di vampiri ai limiti del romanzo rosa, sia perché narra una storia solida e convincente, che tiene incollati alla lettura ansiosi di sapere come si evolverà la vicenda. Ottima prova per Buggio, che trascina il lettore nel suo mondo oscuro con una proprietà di linguaggio e delle tecniche narrative invidiabili.

Titolo: La danza delle marionette
Autore: Luca Buggio
Editore: La Riflessione, Davide Zedda editore, 2009
Codice ISBN: 9788862111751

Finisterra, le sorgenti del Dumrak – Xomegap

21 domenica Ott 2012

Posted by cieloamaranto in Recensioni a richiesta, Recensioni fantasy

≈ 6 commenti

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xomegap dumrak fantasy saggistica epico

Fantasy di stampo storico-realistico, le sorgenti del Dumrak è il primo romanzo di un progetto portato avanti da un gruppo di cinque autori, “Xomegap”.
Essendo il primo libro, purtroppo viene utilizzato come una sorta di “introduzione alla storia”, cosa che, a mio avviso, è un grosso difetto: qualsiasi romanzo, anche nel contesto di una saga, ha bisogno di una trama e in questo, soprattutto nella prima metà, di trama ce n’è poca, e viene schiacciata dal desiderio di Xomegap di spiegare per filo e per segno l’ambientazione.
Ambientazione ben costruita sia a livello geografico che politico, con una sua storia antica e una sua epica ben delineate. A volte si vede che gli autori traggono ispirazione da Martin, da Tolkien e da altre fonti classiche della letteratura e della filmografia fantastica e d’avventura (lascio ai lettori la curiosità di scoprire quali) ma in generale il contesto in cui dovrebbe svolgersi l’azione è interessante, ben costruito e solido. Purtroppo, pare che sia l’ambientazione la vera protagonista del romanzo, e spiegazioni lunghe e a volte pesanti sono inserite prepotentemente dagli autori nel mezzo delle azioni e dei dialoghi.
Per quel che riguarda lo stile, tutti e cinque gli autori hanno un’ottima proprietà di linguaggio, ma la scelta della modalità di narrazione (forse prodotta dalla necessità di amalgamare cinque penne diverse) produce un effetto di estrema pesantezza, rendendo il prodotto finale più simile a un saggio che a un romanzo. Il lettore viene inondato da informazioni che interrompono anche i dialoghi più semplici e le azioni più elementari, da nomi difficilmente pronunciabili e quindi ricordabili e da dialoghi propedeutici che servono a raccontare eventi storici o leggende ma non fanno proseguire la trama e sono spesso molto prolissi, tanto da confondere il lettore che ha la sensazione di dover “studiare” come se il romanzo fosse un trattato di storia di Finisterra. Sarebbero bastate meno informazioni meglio integrate nell’azione presente, per rendere lo stile più godibile. Anche la scelta di fare iniziare alcuni capitoli in medias res per poi ripercorrere ciò che è successo fino a quel momento risulta pesante (e a volte risulta anche nella confusione dei tempi verbali); una narrazione più lineare e meno carica di excursus avrebbe anche aiutato a rendere più appassionante la lettura.
La trama del romanzo si divide in due parti principali: la prima, più basata su intrigo politico e negoziati e la seconda, che racchiude una cerca tradizionale. La prima parte, che in un contesto fantasy sarebbe stata piuttosto interessante ed originale, è quella che più rimane schiacciata dalle scelte stilistiche degli autori. La seconda parte, che non è particolarmente originale a livello di trama (la cerca di un antico artefatto per salvare Finisterra da un nemico sconosciuto… e nemmeno si sa bene perché tale nemico stia attaccando, o forse lo si sa ma il lettore, sfinito da tutte le informazioni fornite, dovrebbe rileggersele tutte o prendere appunti per capirlo) e di incontri (a volte sembra che i personaggi si imbattano in nemici senza che essi diano qualche contributo alla storia, incontri casuali non particolarmente interessanti o utili), è però più godibile e leggera.
Le tre prove a cui si sottopongono i protagonisti, a loro volta non particolarmente originali, conducono al finale, prevedibile ma che preannuncia sviluppi interessanti. Peccato che a quel punto il romanzo finisca.
I personaggi sono, soprattutto all’inizio, molto piatti, anche perché molti dei loro dialoghi si riducono a essere i famosi excursus di storia di Finisterra. Inoltre, risultano molto legati allo stereotipo del loro ruolo, uscendone molto raramente: dicendo, ad esempio, il Principe, il Soldato, la Sacerdotessa Guerriera, il Nobile, il Gran Sacerdote, l’Eroe, si ha già un’idea abbastanza precisa di che tipo di protagonisti ci si trova davanti e solo verso la fine si riesce ad apprezzarne la psicologia. I protagonisti agiscono soprattutto per imbeccate altrui, restano in balia degli eventi e si limitano, al massimo, a protestare un pochino anche quando han ben capito che qualcuno li sta prendendo per i fondelli e qualcosa non quadra. Un bel pregio, invece, è il fatto che il gruppo mandato in missione non sia coeso, anzi. Le ostilità interne tengono in piedi la narrazione nella seconda parte del romanzo. Joze a mio avviso è il personaggio migliore, risulta interessante sin dalla prima apparizione, sparisce per un po’ schiacciato dal torrente delle informazioni e poi ricompare, agendo in modo abbastanza interessante e attirando le simpatie del lettore mentre gli altri restano troppo intrappolati dal loro ruolo all’interno del “party”.

Essendo un romanzo non particolarmente lungo, forse gli autori avrebbero potuto snellirlo da tutte le informazioni storiche e arricchire l’azione, salvando qualche pagina per proseguire con la trama. A volte, piuttosto che cercare a tutti costi la saga, un unico libro ben concluso lascia meno l’amaro in bocca.

Titolo: Finisterra. Le sorgenti del Dumrak
Autore: Xomegap
Editore: Domino edizioni, 2011
Codice ISBN: 8895883268

Melasia – Cristiano Demicheli

08 lunedì Ott 2012

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni libri per ragazzi

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Tag

demicheli, editori, mare, melasia, ragazzi, scrittori, storie

“Qualche anno prima, il nonno era scomparso.
Aveva lasciato solo un biglietto: ‘Inorridito dall’idea di diventare ancora più vecchio, parto per una lunghissima vacanza.’ Nessuno aveva scoperto dove fosse andato. Il babbo pensava che fosse da qualche parte in Sudamerica. Marcus, avventuroso, propendeva per il Polo Sud. Anna, romantica, per Parigi.”
(pag. 11)

Da dove vengono le storie?
Ve lo siete mai domandato?
Io, sinceramente, no ed è per questo che, quando ho letto la trama di questo romanzo, ne sono rimasta affascinata.
Ci potrebbero essere diverse risposte ad una domanda del genere di cui, le più ovvie, non sono sicuramente adatte per creare un’avventura coinvolgente.
In questa storia, invece, le avventure non mancano, a partire dall’elemento scatenante, dal motivo per cui tutto ha inizio: il rischio di perdere la villa Rosmarina, gravata dai debiti che il padre dei due fratelli, Marcus e Anna, non riesce ad onorare.
Così i due protagonisti decidono di intraprendere un’avventura oltre i confini del possibile alla ricerca della storia più bella del mondo per poterla, al loro ritorno, trascrivere, pubblicare, vendere e, quindi, sanare i debiti del padre, senza perdere la loro casa e trasferirsi in un angusto appartamento di città.
Una simile scelta li porterà sul Mare delle Parole Perdute, l’enorme distesa delle parole scartate dagli scrittori durante il processo creativo, che attraverseranno sulla nave Merluzzo Salato; passeranno attraverso la Cordigliera di Noja, dove, se non si sta attenti, si rischia di addormentarsi in un vivido incubo e trasformarsi in un masso; incontreranno il Veggente Trisdomani che mostrerà loro il lato giusto delle storie ed indicherà loro la via da seguire; conosceranno il Cavaliere Leonzio; la Repubblica Perfetta; la storia della cuoca Genoveffa e dei Re Felice, Re Sospettoso e Re Orco; raggiungeranno il mare degli Asfodeli che ospita tutte le storie non finite e, quindi, giungeranno dall’Atro Principe che conosce il finale di tutte le storie.
L’autore ha deciso di rispondere alla domanda inziale nella maniera più divertente e coinvolgente possibile, immaginando e creando un mondo, Melasia, in cui le storie prendono vita.
Eppure, leggendo il romanzo, sembra naturale concludere che, se non ci fossero gli inventori di storie, anche Melasia non potrebbe sopravvivere in quanto specchio delle fantasie dell’umanità.
“Melasia” è anche una storia che parla di scrittori, delle difficoltà che si possono incontrare durante la creazione di un romanzo, per non parlare delle complicazioni che nascono in fase di ricerca di un editore e di vendita.
Per queste ragioni “Melasia” può avere diverse chiavi di lettura, a seconda se il lettore sia un adulto o un ragazzo.
Devo ammettere che, se avessi avuto qualche anno in meno, avrei gradito molto di più il romanzo, soprattutto per il suo stile leggero e semplice – particolarmente adatto ad un lettore piuttosto giovane – tuttavia, ho apprezzato tantissimo la fantasia dell’autore nell’inventare luoghi e personaggi variopinti e nel creare storie all’interno di altre storie.
Consiglio sicuramente “Melasia”, soprattutto a chi vuole fare un bel regalo ad un giovane lettore.

Titolo: Melasia
Autore: Cristiano Demicheli
Editore: Rizzoli, 2011
Codice ISBN: 9788817048002

Predatori dall’abisso – Ivo Torello

01 lunedì Ott 2012

Posted by Sith in Recensioni fantascienza, Recensioni fantastico, Recensioni horror

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fantascienza, folklore, Lovecraft, mistero, mostri, orrore cosmico, zoologia

Questo interessante romanzo è stato una rivelazione inaspettata. Nel corso degli anni, in molti hanno cercato di rievocare le atmosfere delle storie di Lovecraft. Ebbene, Ivo Torello ci risce perfettamente, con uno stile scorrevole dal sapore antico, che ricorda da vicino quello del Solitario di Providence. L’impresa di saper scrivere una storia di Orrore Cosmico non è semplice, ma questo autore si rivela all’altezza del compito.
La trama prende l’abbrivio dalle bizzarre percezioni che colpiscono Julius Milton, un talentuoso artista che sbarca il lunario dipingendo scenografie teatrali in un teatro di Londra. Milton conduce una vita ai limiti della povertà, costretto a sopravvivere con il magro salario che gli frutta il suo lavoro. Nonostante queste difficoltà, ama i libri e spesso frequenta una libreria ricca di opere d’ogni tipo.
Le visioni dell’artista lo conducono ad abbandonare il lavoro per recarsi in Scozia, per investigare sulla misteriosa morte di un noto paleontologo. Giunto sul luogo, un minuscolo paese, incontra il professor Walkley, docente di zoologia e autoproclamato “collezionista di mostri”. I due cominciano ad indagare insieme, scoprendo fin da subito che presenze inquietanti minacciano gli abitanti del villaggio.
All’indagine di Milton e di Walkley si uniscono in seguito altri due studiosi, un astonomo (il professor Gill) e un’esperta di folklore (la signorina Winterbloom). Questo esiguo gruppetto di improvvisati cacciatori di mostri, tentano di fermare l’orrore che si è scatenato nel paese e di fermare le morti che si stanno susseguendo a ritmo crescente.
L’intreccio si dipana in modo lineare, ma il mistero dell’indagine si infittisce con lo scorrere delle pagine. La storia in sé non presenta un’originalità particolare, ma comunque è presentata con estrema maestria e riesce abilmente ad evocare le atmosfere ricercate. Mistero, orrore (cosmico e non), avventura si susseguono ad un ritmo incalzante. La storia non risulta mai lenta o noiosa.
Riguardo ai personaggi, essi non risultano sempre ben delineati psicologicamente, e in questo Torello non si discosta dallo stile di Lovecraft. Comunque sono caratterizzati bene, nonostante la mancanza di introspezione. In una storia come questa, non risulta essere un difetto, dal momento che in questo modo si riesce a concentrare l’attenzione sulla vicenda senza distrarsi con lunghe (e spesso tediose) descrizioni psicologiche.
Milton è un personaggio intrigante, al di là delle visioni che sono i principali veicoli della storia, con un suo carattere e con le sue aspirazioni. Un sognatore in un certo qual modo, che lascia la sua vecchia vita per inseguire le sue effimere visioni.
Il professor Walkley si presenta con una personalità sfaccettata: spesso sembra sentir parlare dalla sua bocca la voce di Lovecraft stesso quando espone le sue teorie. Lo studioso cerca ciò che altri considerano assurdo, per saziare la sua sete di conoscenza e provare che l’impossibile è solo qualcosa che ancora non può essere spiegato. L’ossessione di Walkley per il suo oggetto di studio lo rende molto umano. Sicuramente un uomo di cultura, ma che rischia di farsi prendere eccessivamente dal proprio entusiasmo.
Il mio giudizio su questo libro è che si tratti di un’opera estremamente interessante. Storie di questo tipo sono esattamente ciò di cui ha bisogno la letteratura del fantastico in Italia, troppo spesso prigioniera di cliché e di uno stile povero. Ho apprezzato molto il romanzo e ho percepito la passione dell’autore per i temi che tratta.
Riscontro solo una pecca in quest’opera: non ho apprezzato la presenza della postfazione. Sebbene abbia inteso lo scopo di Torello, non mi piace avere l’impressione che l’autore intenda “spiegare” il proprio libro. Io credo che l’arte non abbia mai bisogno di spiegazioni o di giustificazioni. Nonostante questo, “Predatori dell’abisso” resta un romanzo pregevolissimo, che ho letteralmente divorato in pochissime ore.

Titolo: Predatori dall’abisso
Autore: Ivo Torello
Editore: Edizioni Hypnos
Codice ISBN: 9788896952054

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