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arlecchino, califfo, cipollino, fantasma, fantastico, gianni rodari, gondola, maschere, pulcinella, tartaglia, venezia
“L’inseguimento durò un paio d’ore. Per tutto quel tempo Arlecchino, senza cessar di remare vigorosamente, cercò invano di spiegarsi il mistero di un’imbarcazione vuota come una scodella leccata da un cane che filava a discreta velocità, scegliendo con grande sicurezza la sua strada nella ragnatela dei rii, dei canali e dei ponti veneziani. Siccome però a pensare si stancava troppo, finalmente concluse: «Sarà il diavolo che la fa andare. Messere Belzebù, per favore, vogate un po’ più piano perché le braccia cominciano a dolermi».”
(pag. 19)
Sono cresciuta con la storia di Cipollino di Gianni Rodari e, da amante delle rime, adoro il suo verseggiare sempre leggero, musicale e immancabilmente arguto. Per questo recensire, se si può recensire l’opera di un grande scrittore come Rodari, è doveroso da parte mia.
“La gondola fantasma” è un testo in prosa che ha per protagonista uno scapestrato gruppetto di maschere veneziane, Arlecchino, il Signor Pantalone, Colombina, Pulcinella e Capitan Tartaglia, tutti coinvolti in una trama di equivoci, di inganni volta alla ricerca del profitto e della libertà.
L’aspetto divertente della storia è il contrasto di culture, quella veneziano-europea e quella medio-orientale, che Rodari sapientemente sottolinea descrivendo il bizzarro comportamento del figlio del Califfo di Baghdad, fatto ingiustamente prigioniero dalla Serenissima, di cui si cerca, invano, di organizzare l’evasione.
Il figlio del Califfo, però, è troppo nobile d’animo per poter evadere eludendo la sorveglianza ed è, altresì, troppo nobile d’animo per essere scambiato a basso prezzo.
Così, per non disonorare il nome della propria famiglia, preferisce rimanere in prigione, anche quando le autorità veneziane gli accordano la libertà.
Un comportamento in netto contrasto con l’altro carcerato della vicenda, Pulcinella, il quale non si fa scrupoli nell’approfittare degli altri (anche dello stesso figlio del Califfo) per ottenere la libertà.
Tra peripezie, battute divertenti e i racconti avvincenti di Pulcinella, il figlio del Califfo viene finalmente liberato e, anche in quell’occasione, egli non manca di sottolineare la propria nobiltà d’animo con un assurdo e divertente colpo di scena.
Rodari era un grande esperto del genere fantastico, aveva studiato a fondo le storie e le fiabe e ne aveva spesso tratto l’essenza trasfondendola nelle sue storie. Il fantastico, intesto come genere, si ottiene inserendo elementi assurdi e apparentemente inspiegabili in contesti ordinari e familiari.
E così abbiamo gondole fantasma che vagano per i canali, mani posticce per evitare punizioni corporali, uomini chiusi per giorni in una cassa che, all’apertura, si svegliano facendo un enorme sbadiglio e così via fino alla liberazione del figlio del Califfo.
“La gondola fantasma” forse non è tra le opere più celebri di Rodari, ma fila via come una vera gondola che scivola sulla piatta laguna di Venezia e, alla fine, chiudendo il libro, vi sorprenderete con un sorriso sulle labbra.
Titolo: La gondola fantasma
Autore: Gianni Rodari
Editore: Einaudi Ragazzi
Anno: 2011