“L’Ordine è il pilastro dello Stato, l’Ordine è il fondamento della Costituzione, l’Ordine ci nutre e ci salva.” (pag. 11)
“Garden” è un luogo mitico che tutti gli abitanti di Amor hanno sognato almeno una volta nella vita e in cui, segretamente, vorrebbero scappare e rifugiarsi.
Dopo una lunga e assurda guerra, il mondo, così come lo conosciamo, è stato spazzato via per dare posto a Signorie e feudi che assomigliano a prigioni.
La popolazione è capillarmente controllata e sorvegliata dal Governo Centrale che ne sfrutta la forza lavora e alimenta la loro infelicità attraverso minacce e ingiustizie oltre ogni tolleranza.
In questo luogo grigio e rassegnato, in cui non c’è spazio nemmeno per gli alberi, la protagonista Maite cerca un po’ di riscatto e coinvolge, quasi per caso, una serie di amici e/o conoscenti che la seguono nel pericoloso viaggio verso la libertà.
Ho apprezzato moltissimo la scrittura di questa distopia orgogliosamente italiana, ancorché poco originale: i concetti sono espressi in modo chiaro, non ci sono digressioni troppo lunghe che distraggono e i dialoghi sono costruiti bene.
Sebbene gli eventi si svolgano in maniera molto concitata, l’autrice ha avuto modo di dare un adeguato approfondimento ai suoi personaggi, soprattutto alla protagonista di cui si comprende il disagio interiore, i timori e la consapevolezza della precarietà della sua esistenza.
Non ho visto in Maite una eroina tipica dei romanzi di questi ultimi tempi, bensì una ragazza come tante altre temprata, però, da una vita di privazioni e prove durissime; una persona, insomma, abituata a lottare per ogni singola boccata d’aria.
Gli altri personaggi, seppur restino in fondo marginali, mantengono sempre una loro dignità narrativa, soprattutto Erika – la migliore amica, Luca – il collega di lavoro severo e taciturno, Lucilla – l’Artista malinconica e sfortunata, i genitori di Maite, il figlio del Presidente e il Presidente stesso.
Ecco, a proposito del Presidente: se devo fare un appunto alla storia, direi che la figura del Presidente non è stata dipinta in modo sufficientemente negativo, per il ruolo di “cattivone” che gli viene riservato.
Si comprende alla fine del romanzo la natura dei suoi gesti efferati, ma non fino in fondo, secondo me.
Per tutto il romanzo, l’autrice riesce a tenere viva la curiosità per Garden, il mitico giardino alla fine del mondo, ma quando finalmente i protagonisti lo raggiungono, ci si può dire di essere soddisfatti?
A voi scoprirlo.
Titolo: Garden, il Giardino alla Fine del Mondo
Autrice: Emma Romero
Editore: Mondadori – Chrysalide
Anno: 2013