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La Nicchia

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La Nicchia

Archivi autore: pavonediurno

Marlene in the sky di Gianluca Morozzi

25 martedì Lug 2017

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico

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adolescenti, bologna, fumetti, marlene in the sky, morozzi, motorpsycho, musica, nerd, supereroi, superpoteri, teenager

cover marlene in the sky
“Se Marlene avesse avuto un blog, il motivo di quel sospiro sarebbe risultato molto chiaro. Aveva pensato di aprirlo soltanto una volta, un blog, nel periodo in cui chiunque esternava i propri non brillantissimi pensieri sulla rete. Era stato quando aveva solo nove anni, ma già un mare di cose da dire. Poi aveva rinunciato.”
(pag. 15)

“Marlene in the sky” è un libro speciale perché parla dell’adolescenza, quel periodo della nostra vita che molti di noi (me compresa) vorrebbero ricordare il meno possibile, ma che inevitabilmente, sempre quei molti di noi (me compresa) portano nel cuore con un sorriso.
Gianluca Morozzi riesce a concentrare tutto il turbinio delle emozioni adolescenziali in poche pagine di una storia ben congegnata, condendola anche con un bellissimo colpo di scena.
Qui c’è tutto: la passione maniacale per la musica (i Motorpsycho), l’amore ignorante per la poesia, il rifiuto del conformismo, la ribellione contro una società che non vuole comprendere le anime profonde e fragili, la segregazione sociale e, soprattutto, i fumetti con i supereroi.
E’ un romanzo dedicato ai nerd, a quella stramba categoria di individui (me compresa) che quando amano qualcosa la amano visceralmente.
Mentre leggevo questo romanzo mi sorprendevo a ridere spesso, perché in molti aspetti di Marlene mi rispecchiavo, specialmente in quelli più pertinaci, più plateali e teneri.
E’ una storia che dipinge un ritratto e lo fa con ironia e accuratezza, senza mai annoiare e senza mai sconfinare nel sordido, nel deprimente o nello squallore.
Non è facile raccontare una storia di adolescenza, ma al Morozzi tutto questo è riuscito forse proprio perché non voleva affatto raccontare una storia adolescenziale, bensì una storia di supereroi.
Bellissime le parentesi con gli appassionati dibattiti sulle trame dei Marvel e sulle capacità artistiche di questo o di quell’altro autore; dialoghi sul bus verso scuola che molti di noi hanno fatto con l’amico del cuore.
La grande domanda che tutti noi ci siamo fatti da ragazzini: se potessi scegliere, quale superpotere preferiresti avere?, in questo romanzo trova una risposta quanto mai tangibile e… pericolosa.

Titolo: Marlene in the sky
Autori: Gianluca Morozzi
Editore: Gallucci
Anno: 2013

Caos a Qasrabad di Eugenio Saguatti

25 martedì Lug 2017

Posted by pavonediurno in Recensioni fantasy

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caos qasrabad, chierico neutrale, elfo, fantasy italiano, saguatti

cover_caos_a_qasrabad
“Qasrabad era la città più orientale dell’Impero, l’avamposto della civiltà prima dell’Est Vuoto. Il Duca Abdast era stato incaricato di creare le condizioni per un’espansione massiccia verso  le pianure disabitate. Aveva ricevuto ampi poteri e rispondeva direttamente all’Imperatore.”
(pag. 59)

Che bella sorpresa!
Non posso che iniziare in questo modo la recensione di “Caos a Qasrabad”, primo romanzo di Eugenio Saguatti.
Confesso che, nel panorama italiano degli esordienti, è molto difficile trovare un romanzo fantasy con personaggi dipinti e non abbozzati, con dialoghi da cui traspare personalità, con un’ambientazione canonica ma non affettata. Insomma, un romanzo scritto bene.
Il protagonista, l’elfo chierico Neutrale, è una sorta di antropologo naturalista che passa la sua vita a familiarizzare con i popoli di territori ignoti e a scrivere saggi sulle sue esperienze di scienza.
Durante una delle sue ricerche sul campo, presso un villaggio di troll, viene costretto a lasciare l’appassionante lavoro a metà per recarsi a Qasrabad e indagare su una serie di omicidi avvenuti presso una scuola di magia.
Da qui la vita dell’elfo prenderà una piega inattesa non solo per i pericoli che egli dovrà fronteggiare quasi quotidianamente, ma soprattutto per il mutamento che avviene nella sua forma mentis, per tutta una serie convinzioni sulla magia che, piano piano, vengono messe in discussione da lui stesso.
Questo aspetto introspettivo del personaggio mi è piaciuto in particolar modo, perché mette in luce un punto di vista sul quale varrebbe la pena di soffermarsi di tanto in tanto: che cosa saremmo ora senza le nostre comodità, senza la nostra routine intrisa di oggetti che ci rendono da essi stessi dipendenti?
L’elfo protagonista si pone questa domanda in relazione alla magia: potrebbe cavarsela senza l’impiego della magia?
L’intero libro ruota attorno alla ricerca della risposta a questa domanda, ma mentre si è impegnati nella cerca, si vive un’intera avventura.
Non vi sono solo omicidi e un giallo da risolvere, vi è un’intera seconda parte del romanzo dedicata ad un viaggio iniziatico alla scoperta di se stessi e degli dèi.
Sono molto contenta di avere trovato questa piccola perla in mezzo alla miriade di pubblicazioni italiane sul genere.
Lo consiglio vivamente agli amanti del fantasy e della buona scrittura.

Titolo: Caos a Qasrabad
Autori: Eugenio Saguatti
Editore: Alacran Edizioni
Anno: 2010

Roma città morta – Diario di un’apocalisse di Luca Marengo e Giacomo Keison Bevilacqua

17 lunedì Ago 2015

Posted by pavonediurno in Graphic Novel, Recensioni fantascienza

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apocalisse, bevilacqua, epidemia, inasione, keison, marengo, roma, roma città morta, zombie

Roma città morta“Se c’è una cosa che odio quasi più dei morti viventi è qualcuno che mi punta un’arma contro. Perché con i morti, lo sai, non puoi ragionarci, e sai che per la testa gli passa una cosa sola: mangiarti.”
(pag. 94)

Come reagirebbero gli abitanti di una città qualora questa fosse invasa dagli zombie?
E se quella città fosse Roma?
Marengo e Bevilacqua rispondono a queste domande attraverso un diario fatto di memorie scritte e di vignette.
La cronaca dell’invasione di zombie viene registrata attraverso l’osservazione diretta di tutto quanto accade davanti agli occhi dei due cronisti, intervallata da brevi e utili flashback per raccontare gli antefatti della tragedia: l’improvvisa e progressiva comparsa degli zombie, il dilagarsi dell’epidemia, nonché teorie più o meno attendibili sulla sua origine.
Gli zombie popolano gli scaffali delle librerie da diversi anni ormai, ma questo piccolo diario di un’apocalisse si distingue da tutte le altre opere per diversi motivi.
Innanzitutto i due autori sono riusciti a trattare un tema piuttosto abusato – come quello degli zombie – in maniera originale, mischiando la cronaca dallo stampo quasi giornalistico (di Marengo) a vignette ironiche e molto didascaliche (di Bevilacqua).
La trama, sospesa sullo sfondo degli eventi, si segue passo a passo attraverso i racconti dei due protagonisti e si dipana attraverso le pagine gradualmente senza mai subire stasi o annoiare il lettore.
Le illustrazioni servono ad aiutare l’immaginazione di chi legge, senza soverchiarla e, allo stesso tempo, colorano la vicenda con le sfumature di quell’umorismo nero tipico di certi fumetti di ambientazione apocalittica.
Confesso che, leggendo questo libro, mi sono soffermata spesso a immaginare che cosa avrei fatto io in una situazione simile: mi sarei rifugiata da qualche parte in campagna?, sarei rimasta nella metropoli a dare manforte al raffazzonato esercito della resistenza?, mi sarei unita ai sovversivi? Oppure… sarei stata contagiata e sarei andata a caccia di carne umana?
Sicuramente il tema della sopravvivenza nella metropoli invasa dai mostri è quello più interessante ed è altrettanto interessante leggere di come le persone si siano organizzate, ciascuno in maniera diversa, per combattere il nemico comune.
Ora, mentre scrivo questa recensione, mi rendo conto che il ruolo che, forse, mi sarei ritagliata in una situazione di epidemia zombie, sarebbe stato quella del Viaggiatore: individuo che viaggia di città in città trasportando le informazioni e facendo circolare le notizie.
In un paese completamente isolato, come lo è l’intera Italia immaginata da Marengo e Bevilacqua, il ruolo del messo è di vitale importanza, sebbene sia uno dei “mestieri” più pericolosi.
E voi che cosa fareste in caso di epidemia zombie?

Titolo: Roma città morta – diario di un’apocalisse
Autori: Luca Marengo e Giacomo Keison Bevilacqua
Editore: Multiplayer Edizioni
Anno: 2015

Cuori di Carta – Elisa Puricelli Guerra

21 martedì Lug 2015

Posted by pavonediurno in Recensioni libri per ragazzi

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adolescenti, distopia, epistolare, italiano, medicina

Cuori di Carta      “Non ti piace nessuno dei ragazzi qui?”
“No. Io voglio un corsaro, non posso mica accontentarmi di un semplice marinaio!”
“E come farai a sapere se un ragazzo è un corsaro?”
“Lo sfiderò a duello e lui dovrà battermi. Allora lo saprò.”

Tutto inizia quando una ragazzina lascia un biglietto, con una singolare richiesta di amicizia, tra le pagine del libro “Puck il Folletto” della Biblioteca dell’Istituto.
Il biglietto viene letto casualmente da un ragazzino, ospite del medesimo Istituto, che decide di intrattenere una fitta ed appassionante corrispondenza epistolare rispettando poche regole: non svelare la propria identità l’uno all’altra e continuare ad usare “Puck il Folletto” come mezzo attraverso il quale farsi pervenire i messaggi.
Dopo mesi di letture poco entusiasmanti sul fronte degli scrittori italiani, “Cuori di Carta” è una bocca di ossigeno.
Si tratta senza ombra di dubbio di una distopia epistolare ed è proprio quest’ultimo elemento a renderla ancora più avvincente: i due ragazzini si raccontano a vicenda attraverso brevi bigliettini adolescenziali, ma nel frattempo gli eventi attorno a loro prendono una piega inaspettata e per tutto il romanzo, incalzante e brioso, ci si domanda che cosa sia veramente questo Istituto e che cosa sia la Medicina che tutti i pazienti sono invitati ad assumere.
Lentamente si viene a scoprire il carattere eugenetico dell’Istituto e un mondo di adulti sordo ai veri problemi degli adolescenti ed incapace di aiutarli sul serio.
Vengono alla luce gli egoismi di una società fredda e calcolatrice che, per il proprio desiderio di tranquillità, è disposta a sacrificare la personalità più autentica degli individui e castrare senza scrupoli giovani vite privandole non solo dei ricordi, ma anche di se stesse.
In questo romanzo vengono affrontati temi molto profondi quali l’accettazione di se stessi al di là dei preconcetti imposti dalla società, il coraggio di fronteggiare gli eventi con le proprie forze, la consapevolezza che nessuno è solo a questo mondo e che è sufficiente chiedere aiuto per riceverlo.
“Cuori di Carta” è un romanzo che fa sorridere e sperare, è scritto con parole semplici, leggere, ma non per questo meno penetranti o commoventi.
Ci sono moltissimi rimandi alla letteratura classica per ragazzi, a fantasie e desideri prettamente adolescenziali che chiunque abbia ancora l’animo giovane, potrà cogliere con facilità e rimanerne catturato.

Autore: Elisa Puricelli Guerra
Titolo: Cuori di Carta
Editore: Einaudi, 2012
ISBN: 8866560049

Dietro la porta d’oro – Pinin Carpi

08 venerdì Ago 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni libri per ragazzi

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alieni, Armstrong, cavalli, dietro la porta d'oro, Gabriele, gatti, gnomi, Luna, mago, pinin carpi

 

Dietro la porta d'oro“La porta in quel buio splendeva più della Luna piena nel più scuro dei cieli. Sopra si vedevano tante stupende figure tutte d’oro: mari in burrasca, cieli tempestosi, montagne nella bufera, giardini con tante casette dalle finestre tutte chiuse, alberi agitati dal vento e anche della gente imbacuccata per il freddo e con la faccia triste. E tutto sembrava muoversi lentamente come se ogni nuvola, ogni onda, ogni albero fossero vivi.” (pag. 40)

Pinin Carpi, che ho scoperto per caso, è stato un autore e illustratore per bambini e ragazzi tra i più prolifici del ventesimo secolo in Italia.
“Dietro la porta d’oro”, infatti, rispecchia perfettamente il suo stile, che accompagna bellissimi disegni ad una prosa vivace e rapida, ma mai scontata oppure infantile.
Mentre leggevo il romanzo mi sono resa conto che conteneva molteplici simbolismi e diversi topoi della narrativa fiabesca e fantastica: il superamento di numerose prove, ancorché con l’aiuto di valenti amici, la sconfitta del mago malvagio, i gatti e i cavalli, animali magici per antonomasia e la porta stessa, che altri non è se non la soglia – da varcare – per accedere ad uno stadio ulteriore della conoscenza.
Nell’intreccio rocambolesco della storia, l’autore inserisce anche il primo allunaggio del 1969, la battaglia spaziale contro una società aliena e parassita, le avventure di una famiglia di gnomi irlandesi e le vicende del piccolo Gabriele, volente o nolente, centro nodale della trama.
Eppure tutti questi eventi, apparentemente contraddittori, scorrono sulle pagine con fluidità e senso, e la penna di Pinin Carpi ci accompagna nel viaggio iniziatico di Gabriele attraverso descrizioni efficaci e disegni che fermano la lettura per lasciarsi guardare senza sosta.
Verso la fine del romanzo mi sono anche domandata come l’autore avrebbe concluso la storia e sono stata piacevolmente stupita nel constatare che tutte le avventure che Gabriele ha vissuto con i suoi amici gnomi non sono state opera di un sogno o di un’illusione, ma sono davvero accadute.
Questa scelta riposa sulla consapevolezza che “Dietro la porta d’oro” è una storia dedicata ai bambini e ragazzi (o adulti che non hanno mai smesso di sognare) e, proprio per questo, terminare il romanzo con una spiegazione razionale o logica di tutti gli eventi, avrebbe troncato l’entusiasmo del giovane lettore e lo avrebbe deluso.
Il sogno non muore, ma diventa, esso stesso, realtà.
E Pinin Carpi sapeva, come sanno tutti i bambini, che le storie devono renderci felici, devono donarci emozioni positive e – soprattutto – divertirci, motivo per cui tutto ciò che Gabriele vive dietro la porta d’oro ha immancabilmente delle conseguenze sulla realtà.
In questo modo tutti noi possiamo sperare, un giorno, di poter incontrare un piccolissimo gnomo in un boschetto alle porte di Milano e farci trascinare in un viaggio oltre i confini del comprensibile, ma non per questo meno reale.

Autore: Pinin Carpi
Titolo: Dietro la porta d’oro
Editore: Avallardi, 1995
ISBN: 88-11-97521-2

Apoptosis – Renato Mite

25 venerdì Lug 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni a richiesta, Recensioni fantascienza

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apoptosis, fantaneurologia, fantascienza, renato mite, scrittore emergente

Apoptosis

“Accetteresti di sperimentare un aggeggio che ti entra nel sistema nervoso e scandaglia i tuoi impulsi neurali? Nessuno, ti dico nessuno, vuole che qualcuno possa entrare nel suo sancta sanctorum cerebrale dove nasconde scheletri mentali, pensieri maliziosi, amori, odi, rancori, sogni erotici, speranze. Gli strizzacervelli sono temuti proprio per questo.” (pag. 11)

La salute è uno dei diritti sacralizzati all’interno della nostra Costituzione, combinato con l’altrettanto sacro diritto di scegliere se sottoporsi o no ad un trattamento sanitario.
Il diritto alla salute, però, non implica il dovere di essere sani.
L’apparente contraddizione di questo principio, si inserisce perfettamente nello schema delle libertà individuali tipiche dei moderni ordinamenti giuridici.
Non possiamo obbligare nessuno ad essere cristiano, comunista, diligente oppure… sano.
Nel romanzo “Apoptosis” questo dogma della società moderna viene portato al parossismo.
E così nasce la Patoneuroscopia che, attraverso l’impianto nel sistema nervoso del dispositivo PNS,  letteralmente scansiona lo stato di salute delle persone producendo diagnosi a beneficio dei medici. Questi ultimi non devono fare altro che leggere la diagnosi partorita dal PNS e fare le deduzioni più ovvie non solo sullo stato di salute di un paziente, ma anche sulle eventuali cure da effettuare.
Dietro al PNS ci sono, ovviamente, gli enormi interessi economici di un’altrettanto enorme casa farmaceutica, la HOB, che – nell’ottica spregiudicata del profitto – sacrifica la vita di numerosi pazienti-cavie ( i c.d. antesignani).
Un gruppo di giovani ragazzi con la passione per l’informatica, decide di scoprire il marcio che si nasconde dietro al PNS e di sollevare il velo di Maia dagli occhi dell’umanità.
Ci riusciranno? Anche se la risposta a questa domanda appare scontata, vi assicuro che non è per questo che dovete leggere il romanzo.
“Apoptosis” è scritto veramente bene e le pagine scorrono una dietro l’altra come la pellicola di un film.
Il linguaggio è spesso tecnico-scientifico oppure tecnico-informatico, ma non così tanto da rendere pesante la lettura oppure incomprensibile.
L’autore si preoccupa spesso di spiegare i passaggi scientificamente più complessi e, anche se a volte non ci riesce, questo non ostacola minimamente la prosecuzione della lettura.
I personaggi sono caratterizzati talmente bene che a volte sembra di vederli e anche le loro scelte, i loro dialoghi e le loro azioni sono molto coerenti con la loro caratterizzazione oppure con il contesto in cui si trovano.
L’unico appunto che posso fare al romanzo è relativo al personaggio di Matt, l’eroe che occupa un ruolo da protagonista nella prima parte del libro, mentre nella seconda è relegato ad un ruolo quasi marginale. E’ un peccato.
E’ chiaro che il tema portante della storia riguarda la spregiudicatezza delle case farmaceutiche, la miopia del Governo centrale e l’abuso ingenuo di farmaci quando il confine che li separa dalla droga è a volte fin troppo labile.
In conclusione, consiglio caldamente questo romanzo sia per i temi che tratta, ma soprattutto per la trama avvincente e per la bella scrittura. Meriterebbe di essere pubblicato da un vero editore.

 

Titolo: Apoptosis
Autore: Renato Mite
Editore: Auto pubblicato, 2014
ISBN: 9788891066619

Argetlam, la Spada di Luce – Alessia Mainardi

06 domenica Lug 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni urban fantasy

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Alessia Mainardi, Argetlam, elfi, Fairy, fate, magia, Parma, Spada di Luce, Tuatha De Danann

Argetlam

“«E sia, dunque. Bres sarà re fino a quando mio figlio non raggiungerà l’età adulta e reclamerà la Cliam Solais come capo della nostra gente. Questo è il volere di Nuada Argetlam, re supremo dei Tuatha De Danann.»”
(pag. 11)

Ovviamente le cose non sono andate come il valoroso sovrano Nuada aveva prospettato nella breve frase riportata qui sopra.
I nemici di sempre, i Fomori, trovano il modo non solo di sconvolgere i suoi piani, ma di uccidere quasi tutti i membri della sua genia, i Tuatha De Danann, antico popolo alieno giunto sulla Terra lungo uno dei Sentieri Celesti e stabilitosi in Irlanda.
A Nuada stesso, poi, viene riservato un destino ancora più crudele: costretto sotto forma di statua ad una lunga criostasi in cui – sebbene immobile e impotente – può sentire ogni singolo lamento del suo popolo caduto in disgrazia.
Privato del suo braccio, non è più degno – secondo le regole dei Tuatha De Danann – di governare, perché un buon sovrano deve essere fisicamente integro. Per questo il medico della sua stirpe gli forgia un braccio d’argento (da qui l’appellativo di Argetlam), ma questo non è sufficiente per fargli riguadagnare i suoi diritti e soprattutto gli impedisce di impugnare per sempre la Spada di Luce – Cliam Solais – potente artefatto che i Tuatha De Danann avevano portato con sé dal loro pianeta di origine, insieme ad altri tre “Gioielli”.
In questo quadro piuttosto tragico, in cui si consuma il genocidio di un’intera razza aliena, ad opera di altri alieni feroci e barbari, si inseriscono le storie di Ginevra, antica ed ignara discendente delle Fairy e tutta la schiera dei suoi fedeli amici.
Non ho intenzione di svelare altro sul ruolo di prim’ordine che Ginevra è destinata ad avere nella trama, tuttavia devo fare un paio di note molto positive all’autrice per avere studiato bene ogni dettaglio della razza Fairy e averla messa abilmente in correlazione con i Tuatha De Danann.
Il dettaglio delle “spose-ombra”, la perpetuazione e, in generale, il complicato collegamento che sussiste tra l’Ospite e il Simbionte, sono curati molto bene, a volte persino con eccesso di zelo.
Il romanzo, il primo dei quattro di una saga, è scritto molto bene, scorrevole e la trama fa venire voglia di proseguire nella lettura senza sosta.
Un altro dettaglio che ho apprezzato è la città in cui gli eventi sono ambientati: Parma. Finalmente una città italiana e nemmeno la più grande e celebre. Questa scelta va indubbiamente a vantaggio dell’intera trama, arricchita spesso da riferimenti storico-geografici mai scontati.
Devo ammettere, però, che a volte l’autrice si sofferma troppo sulla spiegazione dettagliata dei sentimenti dei suoi personaggi, quasi li volesse giustificare agli occhi del lettore.
Ritengo che questo non sia sempre necessario, anzi, un po’ di reticenza a volte lascia spazio al lettore per riflettere per conto suo sulle scelte dei protagonisti.
E’ raro trovare oggi romanzi urban fantasy di scrittori italiani emergenti scritti bene e interessanti, per questo sono felice di poter dire che “Argetlam” rappresenta un’ottima prova per Alessia Mainardi e spero di avere presto occasione di leggere il seguito.

Titolo: Argetlam, la Spada di Luce
Autore: Alessia Mainardi
Editore: Nine Art Edizioni
Anno: 2014

Garden, il giardino alla fine del mondo – Emma Romero

14 lunedì Apr 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantascienza, Recensioni fantastico

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distopia, Emma Romero, francesca romana d'amato, Garden

garden-romero-mondadori-280x430“L’Ordine è il pilastro dello Stato, l’Ordine è il fondamento della Costituzione, l’Ordine ci nutre e ci salva.” (pag. 11)

“Garden” è un luogo mitico che tutti gli abitanti di Amor hanno sognato almeno una volta nella vita e in cui, segretamente, vorrebbero scappare e rifugiarsi.
Dopo una lunga e assurda guerra, il mondo, così come lo conosciamo, è stato spazzato via per dare posto a Signorie e feudi che assomigliano a prigioni.
La popolazione è capillarmente controllata e sorvegliata dal Governo Centrale che ne sfrutta la forza lavora e alimenta la loro infelicità attraverso minacce e ingiustizie oltre ogni tolleranza.
In questo luogo grigio e rassegnato, in cui non c’è spazio nemmeno per gli alberi, la protagonista Maite cerca un po’ di riscatto e coinvolge, quasi per caso, una serie di amici e/o conoscenti che la seguono nel pericoloso viaggio verso la libertà.
Ho apprezzato moltissimo la scrittura di questa distopia orgogliosamente italiana, ancorché poco originale: i concetti sono espressi in modo chiaro, non ci sono digressioni troppo lunghe che distraggono e i dialoghi sono costruiti bene.
Sebbene gli eventi si svolgano in maniera molto concitata, l’autrice ha avuto modo di dare un adeguato approfondimento ai suoi personaggi, soprattutto alla protagonista di cui si comprende il disagio interiore, i timori e la consapevolezza della precarietà della sua esistenza.
Non ho visto in Maite una eroina tipica dei romanzi di questi ultimi tempi, bensì una ragazza come tante altre temprata, però, da una vita di privazioni e prove durissime; una persona, insomma, abituata a lottare per ogni singola boccata d’aria.
Gli altri personaggi, seppur restino in fondo marginali, mantengono sempre una loro dignità narrativa, soprattutto Erika – la migliore amica, Luca – il collega di lavoro severo e taciturno, Lucilla – l’Artista malinconica e sfortunata, i genitori di Maite, il figlio del Presidente e il Presidente stesso.
Ecco, a proposito del Presidente: se devo fare un appunto alla storia, direi che la figura del Presidente non è stata dipinta in modo sufficientemente negativo, per il ruolo di “cattivone” che gli viene riservato.
Si comprende alla fine del romanzo la natura dei suoi gesti efferati, ma non fino in fondo, secondo me.
Per tutto il romanzo, l’autrice riesce a tenere viva la curiosità per Garden, il mitico giardino alla fine del mondo, ma quando finalmente i protagonisti lo raggiungono, ci si può dire di essere soddisfatti?
A voi scoprirlo.

Titolo: Garden, il Giardino alla Fine del Mondo
Autrice: Emma Romero
Editore: Mondadori – Chrysalide
Anno: 2013

Destinazione medioevo – Simone Barbieri

25 sabato Gen 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantascienza, Senza categoria

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Barbieri, drago, fantastico, italiano, Simone, treno, viaggi nel tempo

destinazione medioevo“Una volta che li ebbe raggiunti, il vecchio si bloccò, senza fiato, piegato in due dalla stanchezza. Appena si riprese parlò, lasciando tutti increduli: «Piacere, signori! Il mio nome è Carlino…» disse l’anziano, e continuò «Forse conoscete mio nonno: il Mago Merlino!»” 

(pag. 11)

Il mio legame con questo divertente libretto di 77 pagine è dato indubbiamente dal cognome del suo autore.
La curiosità di leggere quello che scrive un mio omonimo mi ha spinta ad acquistarlo e devo ammettere che, nel marasma degli autori esordienti italiani, Simone Barbieri è stata una piacevole sorpresa.
La storia mi ha ricordato moltissimo certe avventure che scrisse a suo tempo Mark Twain in “Uno yankee alla corte di Re Artù” e, del resto, l’espediente dell’uomo moderno catapultato in un’epoca passata, è stato più volte utilizzato da innumerevoli autori.
In questo caso il tema viene affrontato con un forte accento ironico, con pochissime pause e con un ritmo incalzante e quasi surreale.
Ma, in un contesto in cui i personaggi stessi sono caricaturizzati, qualunque cosa accada ha perfettamente senso.
E così abbiamo un antenato maldestro del Mago Merlino, un Duca capriccioso e insopportabile, un drago incattivito da troppa solitudine e un drappello di avventurieri per caso, tra cui tre compagni di scuola, una tenera (anche in senso fisico) vecchietta, un macchinista, un controllore e altri personaggi altrettanto variopinti.
Nonostante la rapidità dell’intero intreccio, l’autore dimostra di sapere descrivere moto bene gli eventi e questo lo si nota soprattutto nel capitolo in cui Dragospino attacca i protagonisti. Tutti gli stereotipi di un drago in collera vengono evidenziati con brevi, ma efficaci, pennellate, riservando alla fine la sorpresa di scoprire le vere ragioni del malumore della bestia.
L’idea di attraversare il tempo e lo spazio grazie ad un treno che deraglia ritrovandosi in un passato remotissimo mi è piaciuta molto e spero che il prossimo romanzo di Simone Barbieri prosegua con le vicende dei protagonisti di “Destinazione Medioevo”, magari con un “Destinazione Rinascimento” oppure “Destinazione Preistoria”.
L’unica cosa che, secondo me, in questo romanzo manca è un approfondimento maggiore dei caratteri dei personaggi, che si intuisce, ma sarebbe stato più bello leggerne di più.
Per il resto ho trovato il libro una lettura piacevole, ironica e ben scritta.
Consiglio vivamente soprattutto a chi viaggia in treno.

Titolo: Destinazione medioevo
Autore: Simone Barbieri
Editore: Edizioni Cinquemarzo
Anno: 2013

La gondola fantasma – Gianni Rodari

26 giovedì Dic 2013

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni libri per ragazzi

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arlecchino, califfo, cipollino, fantasma, fantastico, gianni rodari, gondola, maschere, pulcinella, tartaglia, venezia

La gondola fantasma

“L’inseguimento durò un paio d’ore. Per tutto quel tempo Arlecchino, senza cessar di remare vigorosamente, cercò invano di spiegarsi il mistero di un’imbarcazione vuota come una scodella leccata da un cane che filava a discreta velocità, scegliendo con grande sicurezza la sua strada nella ragnatela dei rii, dei canali e dei ponti veneziani. Siccome però a pensare si stancava troppo, finalmente concluse: «Sarà il diavolo che la fa andare. Messere Belzebù, per favore, vogate un po’ più piano perché le braccia cominciano a dolermi».”
(pag. 19)

Sono cresciuta con la storia di Cipollino di Gianni Rodari e, da amante delle rime, adoro il suo verseggiare sempre leggero, musicale e immancabilmente arguto. Per questo recensire, se si può recensire l’opera di un grande scrittore come Rodari, è doveroso da parte mia.
“La gondola fantasma” è un testo in prosa che ha per protagonista uno scapestrato gruppetto di maschere veneziane, Arlecchino, il Signor Pantalone, Colombina, Pulcinella e Capitan Tartaglia, tutti coinvolti in una trama di equivoci, di inganni volta alla ricerca del profitto e della libertà.
L’aspetto divertente della storia è il contrasto di culture, quella veneziano-europea e quella medio-orientale, che Rodari sapientemente sottolinea descrivendo il bizzarro comportamento del figlio del Califfo di Baghdad, fatto ingiustamente prigioniero dalla Serenissima, di cui si cerca, invano, di organizzare l’evasione.
Il figlio del Califfo, però, è troppo nobile d’animo per poter evadere eludendo la sorveglianza ed è, altresì, troppo nobile d’animo per essere scambiato a basso prezzo.
Così, per non disonorare il nome della propria famiglia, preferisce rimanere in prigione, anche quando le autorità veneziane gli accordano la libertà.
Un comportamento in netto contrasto con l’altro carcerato della vicenda, Pulcinella, il quale non si fa scrupoli nell’approfittare degli altri (anche dello stesso figlio del Califfo) per ottenere la libertà.
Tra peripezie, battute divertenti e i racconti avvincenti di Pulcinella, il figlio del Califfo viene finalmente liberato e, anche in quell’occasione, egli non manca di sottolineare la propria nobiltà d’animo con un assurdo e divertente colpo di scena.
Rodari era un grande esperto del genere fantastico, aveva studiato a fondo le storie e le fiabe e ne aveva spesso tratto l’essenza trasfondendola nelle sue storie. Il fantastico, intesto come genere, si ottiene inserendo elementi assurdi e apparentemente inspiegabili in contesti ordinari e familiari.
E così abbiamo gondole fantasma che vagano per i canali, mani posticce per evitare punizioni corporali, uomini chiusi per giorni in una cassa che, all’apertura, si svegliano facendo un enorme sbadiglio e così via fino alla liberazione del figlio del Califfo.
“La gondola fantasma” forse non è tra le opere più celebri di Rodari, ma fila via come una vera gondola che scivola sulla piatta laguna di Venezia e, alla fine, chiudendo il libro, vi sorprenderete con un sorriso sulle labbra.

Titolo: La gondola fantasma
Autore: Gianni Rodari
Editore: Einaudi Ragazzi
Anno: 2011

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