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La Nicchia

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Marlene in the sky di Gianluca Morozzi

25 martedì Lug 2017

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico

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adolescenti, bologna, fumetti, marlene in the sky, morozzi, motorpsycho, musica, nerd, supereroi, superpoteri, teenager

cover marlene in the sky
“Se Marlene avesse avuto un blog, il motivo di quel sospiro sarebbe risultato molto chiaro. Aveva pensato di aprirlo soltanto una volta, un blog, nel periodo in cui chiunque esternava i propri non brillantissimi pensieri sulla rete. Era stato quando aveva solo nove anni, ma già un mare di cose da dire. Poi aveva rinunciato.”
(pag. 15)

“Marlene in the sky” è un libro speciale perché parla dell’adolescenza, quel periodo della nostra vita che molti di noi (me compresa) vorrebbero ricordare il meno possibile, ma che inevitabilmente, sempre quei molti di noi (me compresa) portano nel cuore con un sorriso.
Gianluca Morozzi riesce a concentrare tutto il turbinio delle emozioni adolescenziali in poche pagine di una storia ben congegnata, condendola anche con un bellissimo colpo di scena.
Qui c’è tutto: la passione maniacale per la musica (i Motorpsycho), l’amore ignorante per la poesia, il rifiuto del conformismo, la ribellione contro una società che non vuole comprendere le anime profonde e fragili, la segregazione sociale e, soprattutto, i fumetti con i supereroi.
E’ un romanzo dedicato ai nerd, a quella stramba categoria di individui (me compresa) che quando amano qualcosa la amano visceralmente.
Mentre leggevo questo romanzo mi sorprendevo a ridere spesso, perché in molti aspetti di Marlene mi rispecchiavo, specialmente in quelli più pertinaci, più plateali e teneri.
E’ una storia che dipinge un ritratto e lo fa con ironia e accuratezza, senza mai annoiare e senza mai sconfinare nel sordido, nel deprimente o nello squallore.
Non è facile raccontare una storia di adolescenza, ma al Morozzi tutto questo è riuscito forse proprio perché non voleva affatto raccontare una storia adolescenziale, bensì una storia di supereroi.
Bellissime le parentesi con gli appassionati dibattiti sulle trame dei Marvel e sulle capacità artistiche di questo o di quell’altro autore; dialoghi sul bus verso scuola che molti di noi hanno fatto con l’amico del cuore.
La grande domanda che tutti noi ci siamo fatti da ragazzini: se potessi scegliere, quale superpotere preferiresti avere?, in questo romanzo trova una risposta quanto mai tangibile e… pericolosa.

Titolo: Marlene in the sky
Autori: Gianluca Morozzi
Editore: Gallucci
Anno: 2013

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Dietro la porta d’oro – Pinin Carpi

08 venerdì Ago 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni libri per ragazzi

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alieni, Armstrong, cavalli, dietro la porta d'oro, Gabriele, gatti, gnomi, Luna, mago, pinin carpi

 

Dietro la porta d'oro“La porta in quel buio splendeva più della Luna piena nel più scuro dei cieli. Sopra si vedevano tante stupende figure tutte d’oro: mari in burrasca, cieli tempestosi, montagne nella bufera, giardini con tante casette dalle finestre tutte chiuse, alberi agitati dal vento e anche della gente imbacuccata per il freddo e con la faccia triste. E tutto sembrava muoversi lentamente come se ogni nuvola, ogni onda, ogni albero fossero vivi.” (pag. 40)

Pinin Carpi, che ho scoperto per caso, è stato un autore e illustratore per bambini e ragazzi tra i più prolifici del ventesimo secolo in Italia.
“Dietro la porta d’oro”, infatti, rispecchia perfettamente il suo stile, che accompagna bellissimi disegni ad una prosa vivace e rapida, ma mai scontata oppure infantile.
Mentre leggevo il romanzo mi sono resa conto che conteneva molteplici simbolismi e diversi topoi della narrativa fiabesca e fantastica: il superamento di numerose prove, ancorché con l’aiuto di valenti amici, la sconfitta del mago malvagio, i gatti e i cavalli, animali magici per antonomasia e la porta stessa, che altri non è se non la soglia – da varcare – per accedere ad uno stadio ulteriore della conoscenza.
Nell’intreccio rocambolesco della storia, l’autore inserisce anche il primo allunaggio del 1969, la battaglia spaziale contro una società aliena e parassita, le avventure di una famiglia di gnomi irlandesi e le vicende del piccolo Gabriele, volente o nolente, centro nodale della trama.
Eppure tutti questi eventi, apparentemente contraddittori, scorrono sulle pagine con fluidità e senso, e la penna di Pinin Carpi ci accompagna nel viaggio iniziatico di Gabriele attraverso descrizioni efficaci e disegni che fermano la lettura per lasciarsi guardare senza sosta.
Verso la fine del romanzo mi sono anche domandata come l’autore avrebbe concluso la storia e sono stata piacevolmente stupita nel constatare che tutte le avventure che Gabriele ha vissuto con i suoi amici gnomi non sono state opera di un sogno o di un’illusione, ma sono davvero accadute.
Questa scelta riposa sulla consapevolezza che “Dietro la porta d’oro” è una storia dedicata ai bambini e ragazzi (o adulti che non hanno mai smesso di sognare) e, proprio per questo, terminare il romanzo con una spiegazione razionale o logica di tutti gli eventi, avrebbe troncato l’entusiasmo del giovane lettore e lo avrebbe deluso.
Il sogno non muore, ma diventa, esso stesso, realtà.
E Pinin Carpi sapeva, come sanno tutti i bambini, che le storie devono renderci felici, devono donarci emozioni positive e – soprattutto – divertirci, motivo per cui tutto ciò che Gabriele vive dietro la porta d’oro ha immancabilmente delle conseguenze sulla realtà.
In questo modo tutti noi possiamo sperare, un giorno, di poter incontrare un piccolissimo gnomo in un boschetto alle porte di Milano e farci trascinare in un viaggio oltre i confini del comprensibile, ma non per questo meno reale.

Autore: Pinin Carpi
Titolo: Dietro la porta d’oro
Editore: Avallardi, 1995
ISBN: 88-11-97521-2

Nürnberg Fallout 14/88 – Giuseppe Pasquali

15 martedì Lug 2014

Posted by cieloamaranto in Recensioni fantascienza, Recensioni fantastico, Senza categoria

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downloadLa Storia è un fiume il cui corso non è possibile imbrigliare in alcun modo. Nessuno l’avrebbe mai predetto. Nessuno, nella Repubblica di Weimar, credeva a quelle parole, livide di rabbia e odio. Sarebbe stata neces­saria un’immane catastrofe perché un partito come quello nazista conqui­stasse il sostegno delle masse. E il disastro arrivò nel 1929 con l’improvviso collasso dell’economia, sulla scia del crollo della borsa di New York. Wall Street fu solo l’avvisaglia della tempesta. Dodici anni dopo, nel 1941, i primi ordigni atomici tedeschi cominciarono a cadere su tutta l’Eu­ropa. Due terzi della popolazione del continente perì nella prima settimana del conflitto. Tra le rovine di nazioni incenerite dal fallout atomico, una sola bandiera sventolava nei deserti radioattivi in segno di vittoria. La croce uncinata nazista. Il Nuovo Ordine voluto dal Terzo Reich aveva inizio. Fu allora che apparvero i Giganti. Sconosciuti. Feroci. Implacabili. Venuti dal nulla con un unico scopo: divorare gli esseri umani. Due secoli dopo, l’umanità si ritrova asserragliata dietro all’ultimo baluardo rimasto in Europa: l’immenso Muro di Berlino che taglia in due il continente. Siamo nell’anno 237 del Reich Mille­nario. La guerra volge al termine. 
 
Nürnberg Fallout 14/88 è un romanzo molto interessante, che unisce in modo efficace il distopico e il fantastico.
La vicenda è incentrata su Gertude Schmitt, alto ufficale delle Vergini Nere, un corpo monastico-militare composto da sole donne, in un’Europa squarciata dal fallout atomico. La sua fede nel Reich Millenario e nel Führer divinizzato sono incrollabili, almeno fino alla morte della sorella gemella, Irmengard, evento che porterà la donna a una lenta e inesorabile caduta sociale, fisica e psicologica. Gertrude in un certo senso è il romanzo: i personaggi non sono molti, e sono tutti trasfigurati dalle sue opinioni e dalle sue percezioni. E’ un personaggio coerente, perfettamente delineato in ogni mostruoso e disturbante dettaglio. Attraverso di lei scopriamo gli altri, che restano però sempre in ombra rispetto a lei e sono rilevanti solo in sua funzione.
Non voglio anticipare nulla sulla trama, perchè, pur non essendo particolarmente complicata se vista in prospettiva lineare, è narrata in modo particolare, con salti tra passato e presente costruiti in modo magistrale e potrei veramente guastare la lettura, rovinando il gioco di dettagli e rimandi che Pasquali è riuscito a creare utilizzando uno stile di scrittura molto cinematografico, poco discorsivo, con frasi e paragrafi brevi, che evocano nella mente del lettore una sequenza di immagini. E’ uno stile che non piace a tutti, e che io generalmente non apprezzo, ma che qui è assolutamente funzionale, adatto alla costruzione della storia, delle atmosfere cupe del romanzo e dell’ambientazione.
Ambientazione che è molto interessante e curata, in tutta la sua decadenza, crudezza e crudeltà psicologica che si riflette anche nel mondo fisico. Azzeccatissima la scelta di mantenere i Giganti, orribile minaccia per il Reich proveniente dalla zona critica oltre il muro di Berlino, come una presenza incombente ma mai palesata per la maggior parte del romanzo. Avrei apprezzato anche la scelta di non mostrarli affatto: la loro esistenza non è comunque mai messa in discussione e la vista degli effetti della minaccia senza vedere la minaccia stessa è un metodo di narrazione molto ‘Sublime’. L’unica nota stonata (per chi conosce il gioco) sono le frequenti somiglianze con certi aspetti di Warhammer 40.000, soprattutto per quel che riguarda l’organizzazione delle Vergini Nere e della religione del Reich.
Ma a parte questo dettaglio, in fin dei conti trascurabile se si guarda l’opera nel suo complesso, Nürnberg Fallout 14/88 è un ottimo romanzo, che meriterebbe di essere più conosciuto e che sicuramente merita di essere letto.
 
Titolo: Nürnberg Fallout 14/88
Autore: Giuseppe Pasquali
Editore: Linee Infinite Edizioni, 2013.
ISBN: 9788862471053.
 
 

Argetlam, la Spada di Luce – Alessia Mainardi

06 domenica Lug 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni urban fantasy

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Alessia Mainardi, Argetlam, elfi, Fairy, fate, magia, Parma, Spada di Luce, Tuatha De Danann

Argetlam

“«E sia, dunque. Bres sarà re fino a quando mio figlio non raggiungerà l’età adulta e reclamerà la Cliam Solais come capo della nostra gente. Questo è il volere di Nuada Argetlam, re supremo dei Tuatha De Danann.»”
(pag. 11)

Ovviamente le cose non sono andate come il valoroso sovrano Nuada aveva prospettato nella breve frase riportata qui sopra.
I nemici di sempre, i Fomori, trovano il modo non solo di sconvolgere i suoi piani, ma di uccidere quasi tutti i membri della sua genia, i Tuatha De Danann, antico popolo alieno giunto sulla Terra lungo uno dei Sentieri Celesti e stabilitosi in Irlanda.
A Nuada stesso, poi, viene riservato un destino ancora più crudele: costretto sotto forma di statua ad una lunga criostasi in cui – sebbene immobile e impotente – può sentire ogni singolo lamento del suo popolo caduto in disgrazia.
Privato del suo braccio, non è più degno – secondo le regole dei Tuatha De Danann – di governare, perché un buon sovrano deve essere fisicamente integro. Per questo il medico della sua stirpe gli forgia un braccio d’argento (da qui l’appellativo di Argetlam), ma questo non è sufficiente per fargli riguadagnare i suoi diritti e soprattutto gli impedisce di impugnare per sempre la Spada di Luce – Cliam Solais – potente artefatto che i Tuatha De Danann avevano portato con sé dal loro pianeta di origine, insieme ad altri tre “Gioielli”.
In questo quadro piuttosto tragico, in cui si consuma il genocidio di un’intera razza aliena, ad opera di altri alieni feroci e barbari, si inseriscono le storie di Ginevra, antica ed ignara discendente delle Fairy e tutta la schiera dei suoi fedeli amici.
Non ho intenzione di svelare altro sul ruolo di prim’ordine che Ginevra è destinata ad avere nella trama, tuttavia devo fare un paio di note molto positive all’autrice per avere studiato bene ogni dettaglio della razza Fairy e averla messa abilmente in correlazione con i Tuatha De Danann.
Il dettaglio delle “spose-ombra”, la perpetuazione e, in generale, il complicato collegamento che sussiste tra l’Ospite e il Simbionte, sono curati molto bene, a volte persino con eccesso di zelo.
Il romanzo, il primo dei quattro di una saga, è scritto molto bene, scorrevole e la trama fa venire voglia di proseguire nella lettura senza sosta.
Un altro dettaglio che ho apprezzato è la città in cui gli eventi sono ambientati: Parma. Finalmente una città italiana e nemmeno la più grande e celebre. Questa scelta va indubbiamente a vantaggio dell’intera trama, arricchita spesso da riferimenti storico-geografici mai scontati.
Devo ammettere, però, che a volte l’autrice si sofferma troppo sulla spiegazione dettagliata dei sentimenti dei suoi personaggi, quasi li volesse giustificare agli occhi del lettore.
Ritengo che questo non sia sempre necessario, anzi, un po’ di reticenza a volte lascia spazio al lettore per riflettere per conto suo sulle scelte dei protagonisti.
E’ raro trovare oggi romanzi urban fantasy di scrittori italiani emergenti scritti bene e interessanti, per questo sono felice di poter dire che “Argetlam” rappresenta un’ottima prova per Alessia Mainardi e spero di avere presto occasione di leggere il seguito.

Titolo: Argetlam, la Spada di Luce
Autore: Alessia Mainardi
Editore: Nine Art Edizioni
Anno: 2014

Garden, il giardino alla fine del mondo – Emma Romero

14 lunedì Apr 2014

Posted by pavonediurno in Recensioni fantascienza, Recensioni fantastico

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distopia, Emma Romero, francesca romana d'amato, Garden

garden-romero-mondadori-280x430“L’Ordine è il pilastro dello Stato, l’Ordine è il fondamento della Costituzione, l’Ordine ci nutre e ci salva.” (pag. 11)

“Garden” è un luogo mitico che tutti gli abitanti di Amor hanno sognato almeno una volta nella vita e in cui, segretamente, vorrebbero scappare e rifugiarsi.
Dopo una lunga e assurda guerra, il mondo, così come lo conosciamo, è stato spazzato via per dare posto a Signorie e feudi che assomigliano a prigioni.
La popolazione è capillarmente controllata e sorvegliata dal Governo Centrale che ne sfrutta la forza lavora e alimenta la loro infelicità attraverso minacce e ingiustizie oltre ogni tolleranza.
In questo luogo grigio e rassegnato, in cui non c’è spazio nemmeno per gli alberi, la protagonista Maite cerca un po’ di riscatto e coinvolge, quasi per caso, una serie di amici e/o conoscenti che la seguono nel pericoloso viaggio verso la libertà.
Ho apprezzato moltissimo la scrittura di questa distopia orgogliosamente italiana, ancorché poco originale: i concetti sono espressi in modo chiaro, non ci sono digressioni troppo lunghe che distraggono e i dialoghi sono costruiti bene.
Sebbene gli eventi si svolgano in maniera molto concitata, l’autrice ha avuto modo di dare un adeguato approfondimento ai suoi personaggi, soprattutto alla protagonista di cui si comprende il disagio interiore, i timori e la consapevolezza della precarietà della sua esistenza.
Non ho visto in Maite una eroina tipica dei romanzi di questi ultimi tempi, bensì una ragazza come tante altre temprata, però, da una vita di privazioni e prove durissime; una persona, insomma, abituata a lottare per ogni singola boccata d’aria.
Gli altri personaggi, seppur restino in fondo marginali, mantengono sempre una loro dignità narrativa, soprattutto Erika – la migliore amica, Luca – il collega di lavoro severo e taciturno, Lucilla – l’Artista malinconica e sfortunata, i genitori di Maite, il figlio del Presidente e il Presidente stesso.
Ecco, a proposito del Presidente: se devo fare un appunto alla storia, direi che la figura del Presidente non è stata dipinta in modo sufficientemente negativo, per il ruolo di “cattivone” che gli viene riservato.
Si comprende alla fine del romanzo la natura dei suoi gesti efferati, ma non fino in fondo, secondo me.
Per tutto il romanzo, l’autrice riesce a tenere viva la curiosità per Garden, il mitico giardino alla fine del mondo, ma quando finalmente i protagonisti lo raggiungono, ci si può dire di essere soddisfatti?
A voi scoprirlo.

Titolo: Garden, il Giardino alla Fine del Mondo
Autrice: Emma Romero
Editore: Mondadori – Chrysalide
Anno: 2013

God Breaker – Luca Tarenzi

21 venerdì Feb 2014

Posted by Sith in Recensioni a richiesta, Recensioni fantastico, Recensioni urban fantasy

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divinità, fantastico, horror, urban fantasy

godbreaker-tarenzi-salani-280x419Dopo una lunga pausa dalle recensioni, torno alla grande con questa bella opera di Luca Tarenzi. Ovviamente sto parlando di God Breaker, l’utima fatica di questo prolifico autore. Prima di addentrarmi nello specifico della storia, vorrei dedicare qualche parola al fenomeno urban fantasy. Negli ultimi anni, sono state moltissime le uscite di questo particolare genere letterario, tante che ormai sembra spesso di leggere fotocopie di libri già visti. Non è questo il caso di Tarenzi, che riesce ad addentrarsi nei meandri di un genere ormai troppo sfruttato per dargli una scrollata con idee originali e suggestive. Purtroppo capita sovente che nel nostro Paese si sfrutti all’inverosimile il genere “del momento”, senza però riuscire ad aggiungere nulla a quanto detto dagli autori stranieri. Tarenzi è un felice caso in cui, pur scrivendo un libro di un genere attualmente imperante, riesce a cavalcare l’onda da professionista imprimendo il suo marchio e riuscendo a non risultare mai banale o scontato. Questi sono grandi pregi per uno scrittore, è facile dare al pubblico “quello che si aspetta”, più difficile invece è riuscire come in questo caso a portare una ventata di novità. Ormai mi ero abituato a trovare solo urban fantasy piuttosto scadenti e poco originali. Bene, God Breaker è riuscito a farmi interessare nuovamente al genere.
Passiamo ora alla storia. Le vicende narrate in God Breaker sono misteriose e intriganti sin dall’inizio. Gli dei camminano tra noi, ma l’eroe Liàthan scopre che, nonostante immortale, le conseguenze delle sue azioni possono tornare a perseguitarlo. Il semidio Edwin, figlio del dio Liàthan, esige vendetta dal padre impugnando la spada di un angelo. Tutto ruota attorno ad un patto tra i due, Edwin propone di farsi colpire da Liàthan con la spada in modo da decapitarlo promettendo di fare la stessa cosa al padre dopo un anno. Edwin possiede un trucco, e benché decapitato, rimane in vita. Poi scompare alla vista del padre. Inizia l’ossessione di Liàthan. Sapendo di avere solo un anno di tempo prima di venire ucciso, con i suoi due fedeli compagni cerca di trovare un modo per aggirare il suo fato apparentemente ineluttabile.
I personaggi sono molto ben caratterizzati, anche i comprimari riescono a spiccare con le loro particolarità e il loro carattere. Ho trovato molto interessante la presenza di un personaggio che rappresenta la parte umana delle faccende divine: quello di Molly, prostituta di Amsterdam innamorata di Edwin. Un personaggio dotato di umanità e empatia, timorosa del sovrannaturale che si trova ad affrontare, ma coraggiosa davanti al pericolo nonostante la sua natura di debole mortale.
Belle le citazioni tratte dalla mitologia e da opere famose come quelle di H.P. Lovecraft. Ho trovato l’utilizzo di alcuni elementi molto azzeccato nonostante provenissero da fonti estranee alla narrativa fantasy. Come ci ha ormai abituati, Tarenzi padroneggia perfettamente la mitologia e la utilizza con maestria trovando nuovi modi per inserirla in un mondo moderno. Ho anche apprezzato il collegamento della storia di God Breaker con quella di Quando il Diavolo ti accarezza, che inquadra la vicenda nello stesso mondo della precedente opera.
God Breaker è un libro che mi ha catturato sin dalle prime pagine, interessante fino alla fine. Ho divorato questo romanzo in soli due giorni, con il desiderio di rileggerlo appena concluso. Lo stile di Tarenzi si evolve di libro in libro, sempre più bello dal punto di vista estetico. Consiglio vivamente la lettura a tutti coloro che hanno già avuto modo di apprezzare altre opere di Tarenzi, ma anche a chi non ha mai letto urban fantasy o è semplicemente stanco delle solite storie trite e ritrite.

Titolo: God Breaker
Autore: Luca Tarenzi
Editore: Salani
Anno: 2013

La gondola fantasma – Gianni Rodari

26 giovedì Dic 2013

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico, Recensioni libri per ragazzi

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arlecchino, califfo, cipollino, fantasma, fantastico, gianni rodari, gondola, maschere, pulcinella, tartaglia, venezia

La gondola fantasma

“L’inseguimento durò un paio d’ore. Per tutto quel tempo Arlecchino, senza cessar di remare vigorosamente, cercò invano di spiegarsi il mistero di un’imbarcazione vuota come una scodella leccata da un cane che filava a discreta velocità, scegliendo con grande sicurezza la sua strada nella ragnatela dei rii, dei canali e dei ponti veneziani. Siccome però a pensare si stancava troppo, finalmente concluse: «Sarà il diavolo che la fa andare. Messere Belzebù, per favore, vogate un po’ più piano perché le braccia cominciano a dolermi».”
(pag. 19)

Sono cresciuta con la storia di Cipollino di Gianni Rodari e, da amante delle rime, adoro il suo verseggiare sempre leggero, musicale e immancabilmente arguto. Per questo recensire, se si può recensire l’opera di un grande scrittore come Rodari, è doveroso da parte mia.
“La gondola fantasma” è un testo in prosa che ha per protagonista uno scapestrato gruppetto di maschere veneziane, Arlecchino, il Signor Pantalone, Colombina, Pulcinella e Capitan Tartaglia, tutti coinvolti in una trama di equivoci, di inganni volta alla ricerca del profitto e della libertà.
L’aspetto divertente della storia è il contrasto di culture, quella veneziano-europea e quella medio-orientale, che Rodari sapientemente sottolinea descrivendo il bizzarro comportamento del figlio del Califfo di Baghdad, fatto ingiustamente prigioniero dalla Serenissima, di cui si cerca, invano, di organizzare l’evasione.
Il figlio del Califfo, però, è troppo nobile d’animo per poter evadere eludendo la sorveglianza ed è, altresì, troppo nobile d’animo per essere scambiato a basso prezzo.
Così, per non disonorare il nome della propria famiglia, preferisce rimanere in prigione, anche quando le autorità veneziane gli accordano la libertà.
Un comportamento in netto contrasto con l’altro carcerato della vicenda, Pulcinella, il quale non si fa scrupoli nell’approfittare degli altri (anche dello stesso figlio del Califfo) per ottenere la libertà.
Tra peripezie, battute divertenti e i racconti avvincenti di Pulcinella, il figlio del Califfo viene finalmente liberato e, anche in quell’occasione, egli non manca di sottolineare la propria nobiltà d’animo con un assurdo e divertente colpo di scena.
Rodari era un grande esperto del genere fantastico, aveva studiato a fondo le storie e le fiabe e ne aveva spesso tratto l’essenza trasfondendola nelle sue storie. Il fantastico, intesto come genere, si ottiene inserendo elementi assurdi e apparentemente inspiegabili in contesti ordinari e familiari.
E così abbiamo gondole fantasma che vagano per i canali, mani posticce per evitare punizioni corporali, uomini chiusi per giorni in una cassa che, all’apertura, si svegliano facendo un enorme sbadiglio e così via fino alla liberazione del figlio del Califfo.
“La gondola fantasma” forse non è tra le opere più celebri di Rodari, ma fila via come una vera gondola che scivola sulla piatta laguna di Venezia e, alla fine, chiudendo il libro, vi sorprenderete con un sorriso sulle labbra.

Titolo: La gondola fantasma
Autore: Gianni Rodari
Editore: Einaudi Ragazzi
Anno: 2011

I draghi dei Visconti – Francesca Romana D’Amato

15 domenica Set 2013

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico

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draghi, fate, francesca romana d'amato, magia, milano, verbano, visconti

I draghi dei Visconti“Il cucciolo impiegò molto tempo per rompere tutto il perimetro del guscio e sollevare la calotta abbastanza da potersi distendere. Calcedonio resistette all’impulso di aiutare la creaturina, perché quella era una battaglia che doveva vincere da sola. Una battaglia vinta da innumerevoli generazioni di draghi prima di lei, che si guadagnarono il proprio posto nel mondo attingendo solo alle proprie forze.”
(pag. 78)

Nel 1322 Ferdinando Visconti, inetto e avido signore di Milano, sedotto dalle lusinghe del fratellastro Azzone, decide di rubare tutte le uova dei draghi per crearsi un esercito clandestino di feroci bestie volanti con cui sottomettere la popolazione e passare alla storia come il salvatore degli innocenti.
I draghi adulti, ovviamente, non condividono i piani di Ferdinando Visconti e fanno quanto è in loro potere per proteggere il futuro della loro specie.
Si badi bene che non siamo davanti ad un romanzo che privilegia l’impari battaglia tra umani e draghi, sebbene non manchino scene anche di questo tipo, bensì davanti ad una storia che insegna la tolleranza, la saggezza delle decisioni ben ponderate e , soprattutto, il rispetto verso il prossimo e verso la natura.
Inoltre, dettaglio a cui personalmente sono piuttosto sensibile, nella battaglia tra draghi e umani viene coinvolto anche il Popolo Gentile, diviso tra l’amore per il mondo umano e la necessità di partire verso Arcadia i cui cancelli stanno crollando e la fuga pare essere inevitabile per la maggior parte di loro.
La scrittura del romanzo è scorrevole, arguta e piacevole da leggere, qualità purtroppo rare da riscontrare nei romanzieri esordienti italiani.
Ho apprezzato moltissimo il modo in cui l’autrice ha tratteggiato la Milano medievale, quasi come un acquerello, soprattutto il quartiere di Sant’Eustorgio, la cui statua è posta accanto ad una chiesa dalla storia misteriosa legata ai Magi, personaggi di una cultura tanto lontana quanto affascinante.
Però, i veri protagonisti del libro sono, ovviamente, i draghi.
Mi è piaciuto molto il modo in cui l’autrice ha creato l’anatomia dei draghi e non solo: ha pensato anche al modo in cui è organizzata la loro società, al modo in cui avviene l’educazione dei piccoli e anche alla loro dieta… Lo sapevate che i draghi prediligono la carne di selvaggina cotta a puntino?
Cuociono la carne, infatti, preparando dei grandi falò con una metodicità quasi rituale e la consumano mangiando composti.
Ammetto di avere sorriso più di una volta leggendo le parti relative all’educazione della draghetta, soprattutto quando cerca di fare amicizia con un altro cucciolo di drago e i consigli di saggezza che riceve dal grande drago anziano.
Mi sento di consigliare vivamente questo libro a tutti gli amanti del fantasy e dei draghi.

Anno: 2010
Casa Editrice: Compagnia della Rocca Edizioni

Il sentiero di legno e sangue – Luca Tarenzi

03 giovedì Gen 2013

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burattino, laca tarenzi, mondi alternativi, pinocchio, sheakespeare

Il sentiero di legno e sangue“E di fronte alla prospettiva di non avere più un futuro, scoprii quanto mi faceva soffrire non avere un passato. Il Corifeo aveva detto il vero: chi non ha nome non è niente.”
(pag. 67)

Da appassionata di fiabe e vecchie storie popolari, quando ho scoperto che Luca Tarenzi aveva pubblicato un romanzo ispirato a “Pinocchio”, non ho potuto fare a meno di desiderare di leggerlo.
Così l’ho letto e le sue immagini navigano ancora nella mia mente sullo sconfinato mare disseminato di palazzi a forma di conchiglia.
Con il burattino più famoso del mondo, “Il sentiero di legno e sangue” ha in comune soltanto la spinta motivazionale che guida i personaggi: la ricerca della propria identità, del proprio posto nel mondo, della verità e dell’umanità.
La bellezza di questo romano sta proprio nel modo in cui questa ricerca è compiuta e nella bellissima ambientazione che Luca Tarenzi è riuscito a creare.
Immaginate un mondo in cui alcuni uomini hanno il potere di plasmare la realtà con il pensiero.
Immaginate che tale potere sia cresciuto talmente tanto da trasformare quegli uomini in dèi.
Immaginate un conflitto di proporzioni apocalittiche tra queste divinità che cambierà per sempre quel mondo e relegherà quegli dèi in un sonno perpetuo in cui essi stessi non sono più in grado di distinguere il sogno dalla realtà.
Immaginate i Desti, un’umanità derelitta e misera che sopravvive in un mondo di mostri usciti dai sogni dei divini Sognatori ed immaginate alcuni umani che hanno una scintilla dell’antico potere di cambiare la realtà con la volontà, i Sonnambuli.
In un mondo come questo si muove un individuo di legno e pensiero, creato dalle mani di un vecchio Sonnambulo che, a causa di alcuni eventi imprevisti, non conosce la propria identità, non sa quale sia lo scopo della propria esistenza e che cosa sia questo mondo di incubi deliranti in cui si è svegliato.
“Il sentiero di legno e sangue” è anche un romanzo sul risveglio; il risveglio della coscienza in quanto comprensione di sé e di ciò che ci circonda e, soprattutto, in quanto raggiungimento della felicità.
Non voglio dire di più su questa bellissima storia, perché rischierei di svelare troppo della sua trama e non voglio togliere la sorpresa ai lettori.
Non voglio dilungarmi in commenti scontati sul linguaggio seducente di Luca Tarenzi, sulla sua prosa scorrevole, sui dialoghi efficaci, perché sarebbe davvero scontato.
Voglio, invece, dire che consiglio vivamente questo romanzo a tutti coloro che amano vagare nei mondi del fantastico al di là di ogni schema tradizionale.
Consiglio questo romanzo a tutti coloro che amano sognare e inventare mondi, perché è così che si diventa Sognatori.

Titolo: Il Sentiero di Legno e Sangue
Autore: Luca Tarenzi
Editore: Asengard Edizioni
Anno: 2010

Il cavaliere inesistente – Italo Calvino

06 martedì Nov 2012

Posted by pavonediurno in Recensioni fantastico

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calvino, carlo magno, cavaliere inesistente, identità, quest, ricerca

“- Che possiamo capirne noi, maestà? – Il vecchio ortolano parlava con la modesta saggezza di chi ne ha viste tante. – Matto forse non lo si può dire: è soltanto uno che c’è ma non sa d’esserci.
– O bella! Questo suddito qui che c’è ma non sa d’esserci e quel mio paladino là che sa d’esserci e invece non c’è. Fanno un bel paio, ve lo dico io!”
(pag. 38)

Si sa, studiare a scuola certi romanzi, spesso, non ci permette di apprezzarne la bellezza, col risultato che, da adulti, li ignoriamo oppure li releghiamo in quella parte delle nostre biblioteche come libri da non aprire mai più.
Tuttavia, ritengo che per un autore come Italo Calvino questa regola non valga.
Leggendo “Il cavaliere inesistente” si ritorna ai grandi romanzi cavallereschi, all’amor cortese e alle quest per il Santo Graal. Non c’è niente di più avventuroso di una storia piena di combattimenti a cavallo, di grandi passioni e di sovrani leggendari.
Ebbene Italo Calvino riesce a prendere tutti questi ingredienti e a rimescolarli talmente bene da stemperarne la solennità, senza renderli scialbi, da valorizzarne il lato comico, senza renderli ridicoli, da sottolinearne l’importanza storica, senza renderli pedanti.
Così, al seguito dei paladini di Carlo Magno, troviamo il cavaliere Agilulfo, costretto all’interno di un’armatura, perché senza quell’armatura lui non esiste.
Dice di muoversi per pura volontà ed ogni suo gesto è perfetto e misurato, ogni sua parola è arguta e sensata, tanto da risultare inviso ai suoi compagni e, in fondo, perfino allo stesso Carlo Magno.
L’identità di Agilulfo è chiara a tutti, eppure Agilulfo non esiste.
L’intero romanzo è basato su questo strano ossimoro che non tocca soltanto l’eroe principale bensì anche molti altri personaggi del libro: l’amazzone Bradamante che combatte e vive come un uomo pur essendo più donna di certe donne; lo scudiero toccato di Agilulfo, Gurdulù che ha un nome diverso in ogni paese e scambia continuamente la propria identità con cose e persone; il cavaliere Rambaldo che cerca di assomigliare all’unico ideale di uomo che piace a Bradamante, sapendo che non lo potrà mai eguagliare; Torrismondo, che cerca la verità su se stesso trovandola solo all’interno di  un grande intreccio di equivoci e bugie.
“Il cavaliere inesistente” è una storia sulla ricerca di se stessi e su quanto gli uomini riescano a renderla complicata soltanto perché, spesso, non riescono a vedere oltre il proprio naso.
A pensarci bene, la felicità di tutti i personaggi del libro era a portata delle loro mani ma, per un tipico talento dei cavalieri erranti a voler percorrere sempre i sentieri più difficili, l’hanno allontanata per poi rincorrerla al galoppo.
Consiglio indubbiamente questo romanzo a tutti gli amanti delle storie cavalleresche e degli equivoci, a tutti coloro che amano porgersi qualche quesito kafkiano ogni tanto e, in generale, a tutti coloro che – semplicemente – leggono per fantasticare.

Titolo: Il cavaliere inesistente
Autore: Italo Calvino
Editore: Mondadori junior
Anno: 2011

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