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Nebbia – Ivano Mingotti

19 mercoledì Mar 2014

Posted by Sith in Recensioni a richiesta, Recensioni fantascienza, Recensioni horror

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horror, nebbia, onirico, sogno

nebbiaOggi voglio recensire un romanzo che mi è stato inviato recentemente. L’ho letto abbastanza velocemente, sinceramente incuriosito di arrivare a vedere dove andasse a parare. ll genere è horror, però con un particolare stampo onirico che caratterizza l’intera narrazione. Trovo la storia di Ivano Mingotti assolutamente apprezzabile dal punto di vista della trama. Mi trovo però notevolmente in disaccordo con lo stile che è stato scelto per un’opera di questo tipo (nonostante il coraggio dimostrato da Mingotti nel voler sperimentare).
La vicenda si svolge in una piccola cittadina chiamata Beaumont Village, situata in un luogo non ben precisato. La caratteristica di questa città è quella di essere molto sperduta, con una sola strada che vi arrivi, e costantemente avvolta dalla nebbia. Il setting si presenta davvero molto interessante, ricorda le atmosfere della serie “Silent Hill”, riuscendo però a non fargli il verso. I protagonisti si muovono in questo ambiente claustrofobico, che diventa ancora più isolato con il crollo che blocca del tutto la sola strada in uscita dal paese. La storia ruota attorno a sparizioni nel nulla e omicidi che avvengono nella monotona cittadina e al mistero rappresentato dalla nebbia.
L’idea del soggetto e la trama che va sviluppandosi durante la lettura sono molto interessanti e mi hanno convinto. Quello che mi ha convinto di meno è Il registro stilistico scelto. Credo che questo tipo di storia sarebbe stato reso meglio nella forma di racconto lungo.
Mingotti ha scelto uno stile che sicuramente è adatto per creare un atmosfera onirica, con frasi brevi, andando a capo spesso. L’aspetto del testo è più quello di versi di poesia che di prosa. Ma l’intento di stimolare l’angoscia con un tipo di scrittura incalzante e pieno di ripetizioni risulta poco riuscito, con l’effetto di dare ridondanza alla narrazione. Trovo anche poco approfonditi molti personaggi, che avrebbero davvero potuto spiccare per una complessità interiore che viene accennata ma che non sempre riesce ad emergere come si spererebbe.
Trovo “Nebbia” un ottimo tentativo, purtroppo non riuscito appieno a raggiungere gli obbiettivi auspicati. La lettura può essere difficile, ma per la storia tutto sommato interessante una lettura gliela darei. Ci sono libri più noti con trame molto più insoddisfacenti. Mi rammarico solo che Mingotti non abbia scelto un differente approccio ad una storia horror che poteva essere a livello di Stephen King.

Titolo: Nebbia
Autore: Ivano Mingotti
Editore: Ded’a
Anno: 2013

La triologia di Lothar Basler, il sangue della terra – Marco Davide

28 giovedì Mar 2013

Posted by Sith in Recensioni fantasy, Recensioni horror

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dark fantasy, fantasy, horror, recensione, trilogia

Copertina LOTHAR BASLER II DEFIl secondo episodio della Trilogia di Lothar Basler conduce il gruppo di personaggi conosciuti nel primo libro della saga in un viaggio per mare alla volta di Caeres, città di un Impero funestato dalla guerra. Lothar continua la sua caccia dell’acerrimo nemico Kurt Darheim, l’assassino di sua moglie fuggito oltre mare.
Oramai la vera natura di Lothar è stata rivelata: egli non è un comune essere umano, nelle sue vene scorre una potente forza magica che si manifesta nella forma di fiamme azzurre. La spada di Lothar è un veicolo per l’utilizzo di questo misterioso potere. Al suo fianco i compagni Mutio, oste di buon cuore, Moonz il mezzo orchetto dall’anima ferina, Rugni il nano burbero e misterioso, Thorval, impavido guerriero del nord.
L’ambientazione rimane sempre sui toni cupi del primo episodio e si arricchisce di una complessa situazione politica dell’Impero al di là del mare. I viaggiatori, dopo un pericoloso viaggio in mare, si ritrova invischiato nella lotta interna fra l’Impero e i ribelli che combattono in nome di una popolazione stremata. In questa situazione disperata, Lothar viene a conoscenza della sua reale identità: egli è un Figlio del Potere, erede di un antico popolo scomparso.
Lo stile di Marco Davide non delude le aspettative dopo un primo episodio di elevata qualità. La capacità evocativa della sua prosa, unita all’immagine di un mondo duro e crudele, contribuiscono a rendere il mondo in cui si muovono i personaggi realistico e persino inquietante. L’autore dimostra una spiccata conoscenza della storia, che abilmente rimaneggia per adattarla al suo mondo fantastico.
Il linguaggio utilizzato è volutamente grezzo, i personaggi parlano in modo gergale come ci si aspetterebbe da individui di estrazione popolare. In un mondo violento e sconvolto dalla guerra, questo è un ulteriore dettaglio di realismo molto azzeccato.
Come nel primo episodio, la magia è presente nel mondo, ma è una forza ormai rara e che difficilmente si manifesta positivamente. Come appropriato in un universo oscuro e disperato, le manifestazioni magiche hanno generalmente un lato terrificante. La teoria magica che sottende l’esistenza della magia si basa su una dicotomia di forze, il Mana e l’Entropia, in eterna contrapposizione. Lothar e Kurt non sono che una rappresentazione fisica di questa opposizione, che fondamentalmente mette in scena l’eterna lotta tra Bene e Male.
La trama è da subito molto coinvolgente. Ho apprezzato anche gli episodi secondari, che a mio avviso contribuiscono egregiamente a delineare l’ambientazione. Unico rammarico è che ancora una volta i personaggi non vengono delineati tutti con la stessa profondità. Ad apparire ancora centrali sono Lothar e Mutio, mentre agli altri è riservato un trattamento da comprimari di contorno.
L’impressione al termine della lettura è sicuramente positiva, ma rispetto al primo libro della trilogia, questo romanzo appare come una storia di transizione. In ogni caso ottima conferma per Marco Davide, che si rivela uno scrittore dotato di grandi capacità descrittive e di uno stile duttile che padroneggia alla perfezione per creare nella mente del lettore un complesso mosaico.
A mio parere, una trilogia viene meglio valutata nella sua interezza, ma questo è un giudizio che rimando alla recensione del terzo capitolo della saga.

Titolo: La Trilogia di Lothar Basler – Il Sangue della Terra
Autore: Marco Davide
Editore: Curcio 2008
Codice ISBN: 8895049403

La triologia di Lothar Basler, la lama del dolore – Marco Davide

21 venerdì Dic 2012

Posted by Sith in Recensioni fantasy, Recensioni horror, Senza categoria

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fantasy, gothic, horror, Lothar Basler

La lama del doloreQuesto è il primo capitolo della Trilogia di Lothar Basler. Nella sua struttura si presenta come un fantasy classico, ma che ben presto trascina il lettore in un universo cupo e disperato. I protagonisti non sono i classici eroi a cui ci ha abituato gran parte della letteratura del genere. Il loro eroismo si manifesta nell’affrontare tutte le minacce e i pericoli con la volontà di prevalere. La determinazione di non arrendersi e continuare a combattere le avversità fino all’ultimo, nonostante l’imparità delle forze che si scagliano contro di loro.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, anche se i due che spiccano maggiormente sono Lothar Basler e Simone detto “Muzio”. Il primo, da cui la trilogia trae nome, è un uomo dal passato tragico. Un destino ineluttabile guida i suoi passi nella città di Lum, abbandonata anni prima in seguito alla tragica scomparsa della moglie. Le sorti di Lothar sono strettamente legate ad un passato che per molto tempo egli ha cercato di dimenticare, ma che non lo ha mai abbandonato veramente. Tornato in città, Lothar comprende ben presto che non si può sfuggire dal passato. Per lui è giunto il momento di affrontare i fantasmi da cui credeva di poter fuggire e tentare di ritrovare se stesso. Il carattere di Lothar è spesso cupo, è un uomo amareggiato che vede la vita con un forte senso di fatalismo, eppure a volte qualcosa della sua personalità passata riemerge, soprattutto grazie all’amicizia di Simone.
Mutio inizialmente sembra rappresentare un polo decisamente opposto rispetto a Lothar. E’ un uomo allegro, sempre pronto alla risata. Padrone di una taverna, “il Boccale del Gioco”, Simone trascorre un’esistenza felice assieme alla moglie. L’incontro con Lothar cambia profondamente la sua vita e tra i due nasce da subito un’amicizia solida. Con il procedere degli eventi, l’impressione che i due amici siano due poli opposti viene sfatata. In realtà Muzio e Lothar sarebbero potuti entrare l’uno nei panni dell’altro. La vita di Lothar avrebbe potuto essere simile a quella di Simone se la tragedia non lo avesse colpito. Nel profondo dell’anima, Muzio e Lothar sono affini, ed è la comprensione e l’affetto di Simone ad impedire all’amico di sprofondare nelle tenebre che attanagliano il suo animo.
Nonostante la ribalta sia occupata soprattutto da questi due personaggi, anche il resto dello strano gruppo che si viene a creare attorno a loro risulta interessante. Il guerriero nordico Thorval, con la sua ossessione per il combattimento, è un uomo schivo e di poche parole. Un vero figlio del nord, intende trovare lavoro come mercenario, seguendo la tradizione guerriera della propria gente. Il nano Rugni, sempre pronto alla rissa, dall’umorismo al vetriolo, sembra incasellarsi in uno stereotipo di nano già apparso altrove, ma subito da questo primo capitolo si caomprende che questo personaggio nasconde un passato misterioso: nulla è ciò che sembra. Infine il membro più strano della compagnia, il mezz’orco Moonz, reietto evitato da tutti, ben lontano dallo stereotipo dell’emarginato eroico. L’unica forza che sembra spingere avanti Moonz è l’istinto di autoconservazione. Nonostante si unisca al gruppo, rimane sempre e comunque una figura liminare, le cui motivazioni non divergono mai da un’istintività ferale.
L’ambientazione in cui si muovono i personaggi è una chiara trasfigurazione fantastica del mondo reale. Un continente un tempo unito sotto l’egida di un impero con capitale ad Amor (parallelo di Roma), ormai diviso e sconvolto da guerre di confine. L’aura di una gloria passata aleggia ancora sulle strade fangose, ma è una grandezza decaduta come le vie sconnesse che collegano le città. E’ un mondo duro e spietato, dove i pericoli abbondano e la lotta per la sopravvivenza infuria quotidianamente. Una forma di magia esiste nel mondo, ma è misteriosa e tutt’altro che mondana: spesso di rivela terrificante nelle sue manifestazioni.
La storia, sebbene si basi su un impianto piuttosto classico per il genere, presenta elementi di originalità da non sottovalutare. La commistione di fantasy e horror riesce alla perfezione nelle scene in cui il sovrannaturale invade la realtà. Le svolte nella storia non sono mai facilmente prevedibili e sottesi all’intera vicenda vi sono segreti non ancora rivelati che si dipaneranno nei capitoli successivi della trilogia.
Ho trovato la lettura di questo libro estremamente piacevole. Coinvolgente fin da subito per l’immedesimazione spontanea nei personaggi che genera nel lettore. I protagonisti sono alle prese con emozioni decisamente umane e credibili. Marco Davide in questo primo libro ha dato prova di una padronanza di linguaggio notevole, che però non appesantisce la lettura. Giunti alle ultime pagine, si rimane ansiosi di scoprire come proseguirà la vicenda. L’interesse per la storia si infiamma rapidamente sin dall’inizio e può essere saziato solo seguendo Lothar e i suoi compagni nelle loro terrificanti avventure.

Titolo: La Trilogia di Lothar Basler – La Lama del Dolore
Autore: Marco Davide
Editore: Curcio 2007
Codice ISBN: 8895049160

La danza delle marionette – Luca Buggio

28 domenica Ott 2012

Posted by Sith in Recensioni horror, Recensioni urban fantasy

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horror, sangue, sovrannaturale, urban fantasy, vampiri

Questa è una storia di vampiri. Lo so, sento già i vostri commenti: “un altro romanzetto di succhiasangue strafighi per ragazzine in subbuglio ormonale”. Non potreste sbagliarvi maggiormente. Luca Buggio ritorna ai vecchi fasti della figura del vampiro, quando ancora non era stato trasformato in un’icona slavata e banale.
L’ambientazione non si può dire propriamente originale, dal  momento che appaiono evidenti i debiti verso Anne Rice e il gioco di ruolo Vampiri la Masquerade, ma questo non si presenta necessariamente come un difetto. Anzi, il fatto che l’attenzione non sia particolarmente focalizzata sull’ambiente circostante e sulle specifiche della politica dei vampiri, permette al lettore di immergersi nella coinvolgente vicenda. Oltretutto nutro dei seri dubbi che oggi si possa partorire una ambientazione urbana per una storia di vampiri che risulti totalmente originale.
La storia narrata da Buggio è molto affascinante. Il protagonista, Angus, un vampriro che non si è mai fatto coinvolgere dalla politica dei suoi simili, viene improvvisamente catapultato in una situazione dove è costretto a decidere da che parte schierarsi. L’ordine costituito oppure la fazione dei ribelli rivoluzionati sono due forze che in realtà servono una faida tra due vampiri uniti dal legame di sangue tra creatore e progenie. Così Angus deve non solo impegnarsi per cercare di sopravvivere ad una guerra che non ha mai voluto, ma anche cercare di salvare i suoi protetti umani, che rischiano di essere coinvolti e distrutti dalla situazione causata da un tenebroso mondo di vampiri del quale sono completamente ignari.
I personaggi non si riducono a stereotipi, riescono ad uscire facilmente dalle pagine del romanzo. Angus risulta essere una figura complessa e interessante. La sua umanità non lo riduce ad un individuo che è solo in grado di commiserarsi o di odiare la propria natura maledetta. Angus prova ancora sentimenti molto intensi ed è in grado di amare veramente i suoi protetti umani, che per lui non sono solo pedine da muovere su una scacchiera, ma veri e propri amici. Il suo buon cuore lo rende sicuramente sensibile ed umano, ma per proteggere la sicurezza dei suoi non esita a sporcarsi le mani, persino giungendo ad uccidere chi vorrebbe minacciarli.
La prospettiva umana viene presentata dagli occhi di Kerri, giovane direttrice del centro per disagiati di ogni età finanziato da Angus. Salvata da una vita di miseria e soprusi da Angus, Kerri prova sentimenti contrastanti verso di lui. Da un lato è grata al suo salvatore e prova per lui un affetto sincero, dall’altro ci sono troppi segreti attorno ad Angus che le fanno rimpiangere la vita tranquilla e normale che potrebbe avere lontano da quel misterioso mecenate. Kerri non conosce da subito la vera natura di Angus, anche se sospetta che ci sia qualcosa di strano in lui. Kerri è un personaggio molto interessante, fragile e forte al contempo, che non demorde nemmeno quando la serenità del centro viene minacciata dai nemici politici di Angus. Un carattere molto più deciso e forte della ragazza media che ritroviamo nelle storie di vampiri che imperversano ovunque ultimamente.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e realistici. Meritano una menzione Axel, vampiro dal comportamento contradditorio che non rivela fino alla fine dove risieda la sua fedeltà, e Rachel, ragazzina ribelle che nasconde con il suo comportamento burbero un gran bisogno di affetto.
Ho trovato particolarmente originale l’inserimento nella storia della tematica del volontariato e delle case di accoglienza. Un mondo universalmente poco conosciuto e pieno di storie di umanità, sofferenza e speranza.
Il mio giudizio su questo libro è particolarmente favorevole, sia perché giunge in questo periodo pieno di figure di vampiri ai limiti del romanzo rosa, sia perché narra una storia solida e convincente, che tiene incollati alla lettura ansiosi di sapere come si evolverà la vicenda. Ottima prova per Buggio, che trascina il lettore nel suo mondo oscuro con una proprietà di linguaggio e delle tecniche narrative invidiabili.

Titolo: La danza delle marionette
Autore: Luca Buggio
Editore: La Riflessione, Davide Zedda editore, 2009
Codice ISBN: 9788862111751

Predatori dall’abisso – Ivo Torello

01 lunedì Ott 2012

Posted by Sith in Recensioni fantascienza, Recensioni fantastico, Recensioni horror

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fantascienza, folklore, Lovecraft, mistero, mostri, orrore cosmico, zoologia

Questo interessante romanzo è stato una rivelazione inaspettata. Nel corso degli anni, in molti hanno cercato di rievocare le atmosfere delle storie di Lovecraft. Ebbene, Ivo Torello ci risce perfettamente, con uno stile scorrevole dal sapore antico, che ricorda da vicino quello del Solitario di Providence. L’impresa di saper scrivere una storia di Orrore Cosmico non è semplice, ma questo autore si rivela all’altezza del compito.
La trama prende l’abbrivio dalle bizzarre percezioni che colpiscono Julius Milton, un talentuoso artista che sbarca il lunario dipingendo scenografie teatrali in un teatro di Londra. Milton conduce una vita ai limiti della povertà, costretto a sopravvivere con il magro salario che gli frutta il suo lavoro. Nonostante queste difficoltà, ama i libri e spesso frequenta una libreria ricca di opere d’ogni tipo.
Le visioni dell’artista lo conducono ad abbandonare il lavoro per recarsi in Scozia, per investigare sulla misteriosa morte di un noto paleontologo. Giunto sul luogo, un minuscolo paese, incontra il professor Walkley, docente di zoologia e autoproclamato “collezionista di mostri”. I due cominciano ad indagare insieme, scoprendo fin da subito che presenze inquietanti minacciano gli abitanti del villaggio.
All’indagine di Milton e di Walkley si uniscono in seguito altri due studiosi, un astonomo (il professor Gill) e un’esperta di folklore (la signorina Winterbloom). Questo esiguo gruppetto di improvvisati cacciatori di mostri, tentano di fermare l’orrore che si è scatenato nel paese e di fermare le morti che si stanno susseguendo a ritmo crescente.
L’intreccio si dipana in modo lineare, ma il mistero dell’indagine si infittisce con lo scorrere delle pagine. La storia in sé non presenta un’originalità particolare, ma comunque è presentata con estrema maestria e riesce abilmente ad evocare le atmosfere ricercate. Mistero, orrore (cosmico e non), avventura si susseguono ad un ritmo incalzante. La storia non risulta mai lenta o noiosa.
Riguardo ai personaggi, essi non risultano sempre ben delineati psicologicamente, e in questo Torello non si discosta dallo stile di Lovecraft. Comunque sono caratterizzati bene, nonostante la mancanza di introspezione. In una storia come questa, non risulta essere un difetto, dal momento che in questo modo si riesce a concentrare l’attenzione sulla vicenda senza distrarsi con lunghe (e spesso tediose) descrizioni psicologiche.
Milton è un personaggio intrigante, al di là delle visioni che sono i principali veicoli della storia, con un suo carattere e con le sue aspirazioni. Un sognatore in un certo qual modo, che lascia la sua vecchia vita per inseguire le sue effimere visioni.
Il professor Walkley si presenta con una personalità sfaccettata: spesso sembra sentir parlare dalla sua bocca la voce di Lovecraft stesso quando espone le sue teorie. Lo studioso cerca ciò che altri considerano assurdo, per saziare la sua sete di conoscenza e provare che l’impossibile è solo qualcosa che ancora non può essere spiegato. L’ossessione di Walkley per il suo oggetto di studio lo rende molto umano. Sicuramente un uomo di cultura, ma che rischia di farsi prendere eccessivamente dal proprio entusiasmo.
Il mio giudizio su questo libro è che si tratti di un’opera estremamente interessante. Storie di questo tipo sono esattamente ciò di cui ha bisogno la letteratura del fantastico in Italia, troppo spesso prigioniera di cliché e di uno stile povero. Ho apprezzato molto il romanzo e ho percepito la passione dell’autore per i temi che tratta.
Riscontro solo una pecca in quest’opera: non ho apprezzato la presenza della postfazione. Sebbene abbia inteso lo scopo di Torello, non mi piace avere l’impressione che l’autore intenda “spiegare” il proprio libro. Io credo che l’arte non abbia mai bisogno di spiegazioni o di giustificazioni. Nonostante questo, “Predatori dell’abisso” resta un romanzo pregevolissimo, che ho letteralmente divorato in pochissime ore.

Titolo: Predatori dall’abisso
Autore: Ivo Torello
Editore: Edizioni Hypnos
Codice ISBN: 9788896952054

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