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Il secondo episodio della Trilogia di Lothar Basler conduce il gruppo di personaggi conosciuti nel primo libro della saga in un viaggio per mare alla volta di Caeres, città di un Impero funestato dalla guerra. Lothar continua la sua caccia dell’acerrimo nemico Kurt Darheim, l’assassino di sua moglie fuggito oltre mare.
Oramai la vera natura di Lothar è stata rivelata: egli non è un comune essere umano, nelle sue vene scorre una potente forza magica che si manifesta nella forma di fiamme azzurre. La spada di Lothar è un veicolo per l’utilizzo di questo misterioso potere. Al suo fianco i compagni Mutio, oste di buon cuore, Moonz il mezzo orchetto dall’anima ferina, Rugni il nano burbero e misterioso, Thorval, impavido guerriero del nord.
L’ambientazione rimane sempre sui toni cupi del primo episodio e si arricchisce di una complessa situazione politica dell’Impero al di là del mare. I viaggiatori, dopo un pericoloso viaggio in mare, si ritrova invischiato nella lotta interna fra l’Impero e i ribelli che combattono in nome di una popolazione stremata. In questa situazione disperata, Lothar viene a conoscenza della sua reale identità: egli è un Figlio del Potere, erede di un antico popolo scomparso.
Lo stile di Marco Davide non delude le aspettative dopo un primo episodio di elevata qualità. La capacità evocativa della sua prosa, unita all’immagine di un mondo duro e crudele, contribuiscono a rendere il mondo in cui si muovono i personaggi realistico e persino inquietante. L’autore dimostra una spiccata conoscenza della storia, che abilmente rimaneggia per adattarla al suo mondo fantastico.
Il linguaggio utilizzato è volutamente grezzo, i personaggi parlano in modo gergale come ci si aspetterebbe da individui di estrazione popolare. In un mondo violento e sconvolto dalla guerra, questo è un ulteriore dettaglio di realismo molto azzeccato.
Come nel primo episodio, la magia è presente nel mondo, ma è una forza ormai rara e che difficilmente si manifesta positivamente. Come appropriato in un universo oscuro e disperato, le manifestazioni magiche hanno generalmente un lato terrificante. La teoria magica che sottende l’esistenza della magia si basa su una dicotomia di forze, il Mana e l’Entropia, in eterna contrapposizione. Lothar e Kurt non sono che una rappresentazione fisica di questa opposizione, che fondamentalmente mette in scena l’eterna lotta tra Bene e Male.
La trama è da subito molto coinvolgente. Ho apprezzato anche gli episodi secondari, che a mio avviso contribuiscono egregiamente a delineare l’ambientazione. Unico rammarico è che ancora una volta i personaggi non vengono delineati tutti con la stessa profondità. Ad apparire ancora centrali sono Lothar e Mutio, mentre agli altri è riservato un trattamento da comprimari di contorno.
L’impressione al termine della lettura è sicuramente positiva, ma rispetto al primo libro della trilogia, questo romanzo appare come una storia di transizione. In ogni caso ottima conferma per Marco Davide, che si rivela uno scrittore dotato di grandi capacità descrittive e di uno stile duttile che padroneggia alla perfezione per creare nella mente del lettore un complesso mosaico.
A mio parere, una trilogia viene meglio valutata nella sua interezza, ma questo è un giudizio che rimando alla recensione del terzo capitolo della saga.
Titolo: La Trilogia di Lothar Basler – Il Sangue della Terra
Autore: Marco Davide
Editore: Curcio 2008
Codice ISBN: 8895049403