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La Nicchia

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Archivi tag: horror

Nebbia – Ivano Mingotti

19 mercoledì Mar 2014

Posted by Sith in Recensioni a richiesta, Recensioni fantascienza, Recensioni horror

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horror, nebbia, onirico, sogno

nebbiaOggi voglio recensire un romanzo che mi è stato inviato recentemente. L’ho letto abbastanza velocemente, sinceramente incuriosito di arrivare a vedere dove andasse a parare. ll genere è horror, però con un particolare stampo onirico che caratterizza l’intera narrazione. Trovo la storia di Ivano Mingotti assolutamente apprezzabile dal punto di vista della trama. Mi trovo però notevolmente in disaccordo con lo stile che è stato scelto per un’opera di questo tipo (nonostante il coraggio dimostrato da Mingotti nel voler sperimentare).
La vicenda si svolge in una piccola cittadina chiamata Beaumont Village, situata in un luogo non ben precisato. La caratteristica di questa città è quella di essere molto sperduta, con una sola strada che vi arrivi, e costantemente avvolta dalla nebbia. Il setting si presenta davvero molto interessante, ricorda le atmosfere della serie “Silent Hill”, riuscendo però a non fargli il verso. I protagonisti si muovono in questo ambiente claustrofobico, che diventa ancora più isolato con il crollo che blocca del tutto la sola strada in uscita dal paese. La storia ruota attorno a sparizioni nel nulla e omicidi che avvengono nella monotona cittadina e al mistero rappresentato dalla nebbia.
L’idea del soggetto e la trama che va sviluppandosi durante la lettura sono molto interessanti e mi hanno convinto. Quello che mi ha convinto di meno è Il registro stilistico scelto. Credo che questo tipo di storia sarebbe stato reso meglio nella forma di racconto lungo.
Mingotti ha scelto uno stile che sicuramente è adatto per creare un atmosfera onirica, con frasi brevi, andando a capo spesso. L’aspetto del testo è più quello di versi di poesia che di prosa. Ma l’intento di stimolare l’angoscia con un tipo di scrittura incalzante e pieno di ripetizioni risulta poco riuscito, con l’effetto di dare ridondanza alla narrazione. Trovo anche poco approfonditi molti personaggi, che avrebbero davvero potuto spiccare per una complessità interiore che viene accennata ma che non sempre riesce ad emergere come si spererebbe.
Trovo “Nebbia” un ottimo tentativo, purtroppo non riuscito appieno a raggiungere gli obbiettivi auspicati. La lettura può essere difficile, ma per la storia tutto sommato interessante una lettura gliela darei. Ci sono libri più noti con trame molto più insoddisfacenti. Mi rammarico solo che Mingotti non abbia scelto un differente approccio ad una storia horror che poteva essere a livello di Stephen King.

Titolo: Nebbia
Autore: Ivano Mingotti
Editore: Ded’a
Anno: 2013

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God Breaker – Luca Tarenzi

21 venerdì Feb 2014

Posted by Sith in Recensioni a richiesta, Recensioni fantastico, Recensioni urban fantasy

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divinità, fantastico, horror, urban fantasy

godbreaker-tarenzi-salani-280x419Dopo una lunga pausa dalle recensioni, torno alla grande con questa bella opera di Luca Tarenzi. Ovviamente sto parlando di God Breaker, l’utima fatica di questo prolifico autore. Prima di addentrarmi nello specifico della storia, vorrei dedicare qualche parola al fenomeno urban fantasy. Negli ultimi anni, sono state moltissime le uscite di questo particolare genere letterario, tante che ormai sembra spesso di leggere fotocopie di libri già visti. Non è questo il caso di Tarenzi, che riesce ad addentrarsi nei meandri di un genere ormai troppo sfruttato per dargli una scrollata con idee originali e suggestive. Purtroppo capita sovente che nel nostro Paese si sfrutti all’inverosimile il genere “del momento”, senza però riuscire ad aggiungere nulla a quanto detto dagli autori stranieri. Tarenzi è un felice caso in cui, pur scrivendo un libro di un genere attualmente imperante, riesce a cavalcare l’onda da professionista imprimendo il suo marchio e riuscendo a non risultare mai banale o scontato. Questi sono grandi pregi per uno scrittore, è facile dare al pubblico “quello che si aspetta”, più difficile invece è riuscire come in questo caso a portare una ventata di novità. Ormai mi ero abituato a trovare solo urban fantasy piuttosto scadenti e poco originali. Bene, God Breaker è riuscito a farmi interessare nuovamente al genere.
Passiamo ora alla storia. Le vicende narrate in God Breaker sono misteriose e intriganti sin dall’inizio. Gli dei camminano tra noi, ma l’eroe Liàthan scopre che, nonostante immortale, le conseguenze delle sue azioni possono tornare a perseguitarlo. Il semidio Edwin, figlio del dio Liàthan, esige vendetta dal padre impugnando la spada di un angelo. Tutto ruota attorno ad un patto tra i due, Edwin propone di farsi colpire da Liàthan con la spada in modo da decapitarlo promettendo di fare la stessa cosa al padre dopo un anno. Edwin possiede un trucco, e benché decapitato, rimane in vita. Poi scompare alla vista del padre. Inizia l’ossessione di Liàthan. Sapendo di avere solo un anno di tempo prima di venire ucciso, con i suoi due fedeli compagni cerca di trovare un modo per aggirare il suo fato apparentemente ineluttabile.
I personaggi sono molto ben caratterizzati, anche i comprimari riescono a spiccare con le loro particolarità e il loro carattere. Ho trovato molto interessante la presenza di un personaggio che rappresenta la parte umana delle faccende divine: quello di Molly, prostituta di Amsterdam innamorata di Edwin. Un personaggio dotato di umanità e empatia, timorosa del sovrannaturale che si trova ad affrontare, ma coraggiosa davanti al pericolo nonostante la sua natura di debole mortale.
Belle le citazioni tratte dalla mitologia e da opere famose come quelle di H.P. Lovecraft. Ho trovato l’utilizzo di alcuni elementi molto azzeccato nonostante provenissero da fonti estranee alla narrativa fantasy. Come ci ha ormai abituati, Tarenzi padroneggia perfettamente la mitologia e la utilizza con maestria trovando nuovi modi per inserirla in un mondo moderno. Ho anche apprezzato il collegamento della storia di God Breaker con quella di Quando il Diavolo ti accarezza, che inquadra la vicenda nello stesso mondo della precedente opera.
God Breaker è un libro che mi ha catturato sin dalle prime pagine, interessante fino alla fine. Ho divorato questo romanzo in soli due giorni, con il desiderio di rileggerlo appena concluso. Lo stile di Tarenzi si evolve di libro in libro, sempre più bello dal punto di vista estetico. Consiglio vivamente la lettura a tutti coloro che hanno già avuto modo di apprezzare altre opere di Tarenzi, ma anche a chi non ha mai letto urban fantasy o è semplicemente stanco delle solite storie trite e ritrite.

Titolo: God Breaker
Autore: Luca Tarenzi
Editore: Salani
Anno: 2013

La triologia di Lothar Basler, il sangue della terra – Marco Davide

28 giovedì Mar 2013

Posted by Sith in Recensioni fantasy, Recensioni horror

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dark fantasy, fantasy, horror, recensione, trilogia

Copertina LOTHAR BASLER II DEFIl secondo episodio della Trilogia di Lothar Basler conduce il gruppo di personaggi conosciuti nel primo libro della saga in un viaggio per mare alla volta di Caeres, città di un Impero funestato dalla guerra. Lothar continua la sua caccia dell’acerrimo nemico Kurt Darheim, l’assassino di sua moglie fuggito oltre mare.
Oramai la vera natura di Lothar è stata rivelata: egli non è un comune essere umano, nelle sue vene scorre una potente forza magica che si manifesta nella forma di fiamme azzurre. La spada di Lothar è un veicolo per l’utilizzo di questo misterioso potere. Al suo fianco i compagni Mutio, oste di buon cuore, Moonz il mezzo orchetto dall’anima ferina, Rugni il nano burbero e misterioso, Thorval, impavido guerriero del nord.
L’ambientazione rimane sempre sui toni cupi del primo episodio e si arricchisce di una complessa situazione politica dell’Impero al di là del mare. I viaggiatori, dopo un pericoloso viaggio in mare, si ritrova invischiato nella lotta interna fra l’Impero e i ribelli che combattono in nome di una popolazione stremata. In questa situazione disperata, Lothar viene a conoscenza della sua reale identità: egli è un Figlio del Potere, erede di un antico popolo scomparso.
Lo stile di Marco Davide non delude le aspettative dopo un primo episodio di elevata qualità. La capacità evocativa della sua prosa, unita all’immagine di un mondo duro e crudele, contribuiscono a rendere il mondo in cui si muovono i personaggi realistico e persino inquietante. L’autore dimostra una spiccata conoscenza della storia, che abilmente rimaneggia per adattarla al suo mondo fantastico.
Il linguaggio utilizzato è volutamente grezzo, i personaggi parlano in modo gergale come ci si aspetterebbe da individui di estrazione popolare. In un mondo violento e sconvolto dalla guerra, questo è un ulteriore dettaglio di realismo molto azzeccato.
Come nel primo episodio, la magia è presente nel mondo, ma è una forza ormai rara e che difficilmente si manifesta positivamente. Come appropriato in un universo oscuro e disperato, le manifestazioni magiche hanno generalmente un lato terrificante. La teoria magica che sottende l’esistenza della magia si basa su una dicotomia di forze, il Mana e l’Entropia, in eterna contrapposizione. Lothar e Kurt non sono che una rappresentazione fisica di questa opposizione, che fondamentalmente mette in scena l’eterna lotta tra Bene e Male.
La trama è da subito molto coinvolgente. Ho apprezzato anche gli episodi secondari, che a mio avviso contribuiscono egregiamente a delineare l’ambientazione. Unico rammarico è che ancora una volta i personaggi non vengono delineati tutti con la stessa profondità. Ad apparire ancora centrali sono Lothar e Mutio, mentre agli altri è riservato un trattamento da comprimari di contorno.
L’impressione al termine della lettura è sicuramente positiva, ma rispetto al primo libro della trilogia, questo romanzo appare come una storia di transizione. In ogni caso ottima conferma per Marco Davide, che si rivela uno scrittore dotato di grandi capacità descrittive e di uno stile duttile che padroneggia alla perfezione per creare nella mente del lettore un complesso mosaico.
A mio parere, una trilogia viene meglio valutata nella sua interezza, ma questo è un giudizio che rimando alla recensione del terzo capitolo della saga.

Titolo: La Trilogia di Lothar Basler – Il Sangue della Terra
Autore: Marco Davide
Editore: Curcio 2008
Codice ISBN: 8895049403

La triologia di Lothar Basler, la lama del dolore – Marco Davide

21 venerdì Dic 2012

Posted by Sith in Recensioni fantasy, Recensioni horror, Senza categoria

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fantasy, gothic, horror, Lothar Basler

La lama del doloreQuesto è il primo capitolo della Trilogia di Lothar Basler. Nella sua struttura si presenta come un fantasy classico, ma che ben presto trascina il lettore in un universo cupo e disperato. I protagonisti non sono i classici eroi a cui ci ha abituato gran parte della letteratura del genere. Il loro eroismo si manifesta nell’affrontare tutte le minacce e i pericoli con la volontà di prevalere. La determinazione di non arrendersi e continuare a combattere le avversità fino all’ultimo, nonostante l’imparità delle forze che si scagliano contro di loro.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, anche se i due che spiccano maggiormente sono Lothar Basler e Simone detto “Muzio”. Il primo, da cui la trilogia trae nome, è un uomo dal passato tragico. Un destino ineluttabile guida i suoi passi nella città di Lum, abbandonata anni prima in seguito alla tragica scomparsa della moglie. Le sorti di Lothar sono strettamente legate ad un passato che per molto tempo egli ha cercato di dimenticare, ma che non lo ha mai abbandonato veramente. Tornato in città, Lothar comprende ben presto che non si può sfuggire dal passato. Per lui è giunto il momento di affrontare i fantasmi da cui credeva di poter fuggire e tentare di ritrovare se stesso. Il carattere di Lothar è spesso cupo, è un uomo amareggiato che vede la vita con un forte senso di fatalismo, eppure a volte qualcosa della sua personalità passata riemerge, soprattutto grazie all’amicizia di Simone.
Mutio inizialmente sembra rappresentare un polo decisamente opposto rispetto a Lothar. E’ un uomo allegro, sempre pronto alla risata. Padrone di una taverna, “il Boccale del Gioco”, Simone trascorre un’esistenza felice assieme alla moglie. L’incontro con Lothar cambia profondamente la sua vita e tra i due nasce da subito un’amicizia solida. Con il procedere degli eventi, l’impressione che i due amici siano due poli opposti viene sfatata. In realtà Muzio e Lothar sarebbero potuti entrare l’uno nei panni dell’altro. La vita di Lothar avrebbe potuto essere simile a quella di Simone se la tragedia non lo avesse colpito. Nel profondo dell’anima, Muzio e Lothar sono affini, ed è la comprensione e l’affetto di Simone ad impedire all’amico di sprofondare nelle tenebre che attanagliano il suo animo.
Nonostante la ribalta sia occupata soprattutto da questi due personaggi, anche il resto dello strano gruppo che si viene a creare attorno a loro risulta interessante. Il guerriero nordico Thorval, con la sua ossessione per il combattimento, è un uomo schivo e di poche parole. Un vero figlio del nord, intende trovare lavoro come mercenario, seguendo la tradizione guerriera della propria gente. Il nano Rugni, sempre pronto alla rissa, dall’umorismo al vetriolo, sembra incasellarsi in uno stereotipo di nano già apparso altrove, ma subito da questo primo capitolo si caomprende che questo personaggio nasconde un passato misterioso: nulla è ciò che sembra. Infine il membro più strano della compagnia, il mezz’orco Moonz, reietto evitato da tutti, ben lontano dallo stereotipo dell’emarginato eroico. L’unica forza che sembra spingere avanti Moonz è l’istinto di autoconservazione. Nonostante si unisca al gruppo, rimane sempre e comunque una figura liminare, le cui motivazioni non divergono mai da un’istintività ferale.
L’ambientazione in cui si muovono i personaggi è una chiara trasfigurazione fantastica del mondo reale. Un continente un tempo unito sotto l’egida di un impero con capitale ad Amor (parallelo di Roma), ormai diviso e sconvolto da guerre di confine. L’aura di una gloria passata aleggia ancora sulle strade fangose, ma è una grandezza decaduta come le vie sconnesse che collegano le città. E’ un mondo duro e spietato, dove i pericoli abbondano e la lotta per la sopravvivenza infuria quotidianamente. Una forma di magia esiste nel mondo, ma è misteriosa e tutt’altro che mondana: spesso di rivela terrificante nelle sue manifestazioni.
La storia, sebbene si basi su un impianto piuttosto classico per il genere, presenta elementi di originalità da non sottovalutare. La commistione di fantasy e horror riesce alla perfezione nelle scene in cui il sovrannaturale invade la realtà. Le svolte nella storia non sono mai facilmente prevedibili e sottesi all’intera vicenda vi sono segreti non ancora rivelati che si dipaneranno nei capitoli successivi della trilogia.
Ho trovato la lettura di questo libro estremamente piacevole. Coinvolgente fin da subito per l’immedesimazione spontanea nei personaggi che genera nel lettore. I protagonisti sono alle prese con emozioni decisamente umane e credibili. Marco Davide in questo primo libro ha dato prova di una padronanza di linguaggio notevole, che però non appesantisce la lettura. Giunti alle ultime pagine, si rimane ansiosi di scoprire come proseguirà la vicenda. L’interesse per la storia si infiamma rapidamente sin dall’inizio e può essere saziato solo seguendo Lothar e i suoi compagni nelle loro terrificanti avventure.

Titolo: La Trilogia di Lothar Basler – La Lama del Dolore
Autore: Marco Davide
Editore: Curcio 2007
Codice ISBN: 8895049160

Intervista a Luca Buggio, autore de “La danza delle marionette”

26 lunedì Nov 2012

Posted by Sith in Interviste agli autori

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autori, Buggio, horror, scrittori, vampiri

Oggi inauguriamo un nuovo angolo del nostro blog: quello delle interviste! Ospitiamo l’autore de “La danza delle marionette” che ho già avuto il piacere di recensire. Un caloroso benvenuto a Luca Buggio!

Lesangestvie: Come ti è venuta l’idea per questo libro? C’è stato qualche evento della tua vita che ti ha spinto a scegliere determinate tematiche?

Luca Buggio: Ciao Igor e grazie per lo spazio che mi hai concesso nel tuo blog. L’idea della Danza delle Marionette nasce da un’esperienza vissuta in prima persona. Dopo essermi avvicinato al mondo dell’assistenza sociale durante l’anno del servizio civile, mi sono dedicato per oltre dieci anni al volontariato: sono stato, tra l’altro, fondatore di un’associazione che si occupa di assistenza ai minori ospiti di case di accoglienza e comunità. E’ stata un’esperienza molto importante, non solo per il più o meno grande aiuto che posso avere dato a persone in difficoltà, ma anche perché mi ha aiutato a imparare qualcosa su me stesso. Mi ha colpito molto rendermi conto che spesso un volontario cerca di colmare un vuoto interiore, e che tanto “altruismo” non è mai, per così dire a fondo perduto. Da lì è arrivata l’idea di fare del mio protagonista un vampiro: un non morto che cerca di fare del bene a qualcuno perché è un qualcosa che lo fa sentire ancora vivo. E che sfoga i suoi istinti, la sua natura, il suo lato malvagio… Su quelli che fanno del male ai suoi protetti; teppisti, stupratori, malavitosi. Ma quello che Angus sembra all’inizio della storia, un eroe senza macchia e senza paura, è un quadro che rivela pian piano imperfezioni e fragilità.

L: Ho trovato particolarmente interessante il personaggio di Angus. Pur non essendo umano, cerca di mantenere la propria umanità, ma seguendo una strada ben diversa rispetto a Louis della Rice. Questo contrasto è voluto?

LB: Quasi nello stesso periodo in cui iniziavo la mia avventura nel mondo del volontariato, mi è capitato di vedere due film: “il corvo” con Brandon Lee, e il forse meno conosciuto “Fearless”, con Jeff Bridges. Del primo mi colpì l’inarrestabile sete di vendetta di questo protagonista che era praticamente invulnerabile perché era già morto. Del secondo (la storia di due sopravvissuti a un disastro aereo) mi rimase impressa la scena finale, quando Jeff Bridges cerca di fare coraggio ai passeggeri dell’aereo mentre questo sta precipitando. Ho rivisto in quei due i personaggi dei lati del me stesso volontario portati all’estremo: che cosa farei, se ne avessi il potere, a una persona che ha fatto del male a un indifeso? Che cosa farei, se ne avessi il potere, per risanare il dolore interiore di una persona che soffre? Così è nato Angus. Un po’ Luca volontario, un po’ Eric Draven del Corvo, un po’ Max Klein di Fearless. Angus è un vampiro che si prende cura delle persone che non hanno nessuno, e che si nutre di coloro che fanno del male agli altri. Una estrema semplificazione, in fondo. Angus non si chiede, per esempio, se un certo sfruttatore di ragazzine non sia stato a sua volta un bambino abusato. Lui dispensa la sua giustizia anche perché ha comunque bisogno di nutrirsi di sangue per sopravvivere. Dall’altra parte, come tutti, sente il bisogno di essere amato.

L: Per quanto riguarda invece Kerri, si presenta da subito come la vera prospettiva umana in una storia dove esseri sovrannaturali vivono le loro vendette e macchinazioni. Hai tratto ispirazione da una figura reale nel caratterizzarla?

LB: Eccome! Durante la mia esperienza come volontario ho incontrato persone eccezionali, che dedicano la loro vita ad aiutare il prossimo. Persone di incredibile energia, forza, umanità, che non fanno distinzione tra lavoro e tempo libero perché vivono il lavoro con una passione assoluta. Kerri è innanzitutto un omaggio a queste persone, alcune delle quali sono anche tra i miei amici più cari.

L: Come mai hai deciso di scegliere proprio la tematica delle case di accoglienza come elemento centrale della storia?

LB: Sentivo di avere dei pensieri da mettere in ordine su quello che è stato un percorso di vita. Da questo punto di vista, scrivere mi aiuta tantissimo. Mi sono reso conto che in questo percorso ci sono tantissimi conflitti: conflitti tra vittime e carnefici, conflitti tra vittime e coloro che cercano di aiutarli. E poi ci sono i conflitti interiori, e quelli colgono tutti: gli ospiti delle strutture di accoglienza, gli educatori, i volontari. Il conflitto è la base di una buona storia: così ho pensato di scriverla. Il mondo di cui parlo nella Danza delle Marionette, quello “reale” della Fondazione Shannon, dei protetti di Angus e di Kerri, è un mondo ricchissimo di sentimenti e di cui, specie negli ultimi tempi, gira un sacco di disinformazione. Molti media cavalcano l’onda del “chiudete le comunità e gli orfanotrofi, i bambini devono stare a casa con le loro famiglie”: invece questi luoghi possono essere delle vere e proprie ancore di salvezza.

L: Leggendo le pagine che hai scritto, non possono che tornare in mente i romanzi di Anne Rice e il gioco di ruolo Vampiri la Masquerade. Ti sei almeno in parte ispirato ad una di queste fonti? Cosa che comunque considero più una sorta di tributo che un vero e proprio prestito.

LB: Ho letto qualche libro di Anne Rice, ma specialmente il bellissimo “i cacciatori delle tenebre” di Barbara Hambly. Conosco bene il gioco di ruolo. Ho visto il primo film di “Underworld”. Sono tutti elementi che mi hanno aiutato a organizzare la società vampirica di cui Angus fa parte. Anche in questo caso, però, a guidarmi è stato il desiderio di trovare una metafora. Tutti noi cerchiamo di dare un senso alla nostra vita, una direzione, un obiettivo. Ci sono quelli che perseguono il potere e il controllo, quelli che si dedicano alla conoscenza, quelli che traggono gioia dal dedicarsi agli altri. E poi ci sono quelli senza una direzione, quelli che vanno così come viene, che spesso vengono manipolati da altri o sono in cerca di un modello da seguire. Estremizzando, questa era la mia idea di vampiri. Individui che per una ragione o per l’altra hanno un ciclo di vita che tende all’immortalità, e che cercano un modo per sfuggire a secoli, millenni di notti sempre uguali. Chi la trova diventa un modello per i suoi simili, così si formano famiglie, clan e alleanze.

L: Quando hai cominciato a scrivere e quali storie di piace raccontare?

LB: Ho iniziato alle scuole medie: un romanzo di avventura scritto a quattro mani con il mio amico del cuore dell’epoca. Poi c’è stata una storia ambientata nel mondo della formula uno durante i primi anni delle superiori, una saga fantasy, racconti vari… Tutto cestinato oppure nascosto nel classico “cassetto”. Ho scritto e scrivo tuttora sceneggiature per il teatro (altra mia grande passione) che poi ho modo di portare in scena nella compagnia di cui sono anche regista. Mai e poi mai avrei immaginato di pubblicare qualcosa, e nemmeno avrei tentato con la Danza delle Marionette, se coloro che mi stanno vicino e avevano letto la storia non mi avessero detto e ripetuto mille volte che valeva la pena di provarci.

L: Uno scrittore in genere è lui stesso un accanito lettore. Quali sono i tuoi autori e libri preferiti?

LB: Un po’ di tutto. Stephen King, fino a “la bambina che amava Tom Gordon”, è il mio autore preferito, ma il migliore per la capacità di tradurre ogni parola in poesia rimane, a mio giudizio, Herman Hesse. Mi piace la narrativa di genere storico e leggo tutto quello che mi capita a tiro. Il romanzo che mi porterei dietro se potessi salvarne soltanto uno sarebbe “il conte di Montecristo” di Dumas, dopo una dura lotta con “i miserabili” di Hugo. Tra gli autori recenti, mi sono piaciuti molto Zafon (“L’ombra del vento” e “Marina”) e Khaled Hosseini (“mille splendidi soli” perfino di più del celebre “il cacciatore di aquiloni”). Devo invece ammettere di essere molto tiepido nei confronti del genere fantasy. Da ragazzo Tolkien mi ha fatto sognare, ma da lì in poi ho spesso avuto la sensazione di ritrovare scopiazzature del Signore degli Anelli, con poche eccezioni. Mi sono piaciuti i libri di Michael Moorcock, David Gemmell e Katherine Kerr. Avrei apprezzato anche la saga di David Eddings, se non fosse per la sua scelta di lieto fine a tutti i costi dove deve sposare per forza tutti con tutti. Mi è piaciuta la saga di Harry Potter, complimenti alla Rowling per l’idea, l’ambientazione e anche per lo stile coinvolgente. Poco altro nel panorama fantasy. Ogni volta che leggevo qualche nuovo autore mi sembrava di averlo già letto. Il concetto stesso di documentarsi per rendere credibile l’ambientazione, per certi autori, sembra essere andato a farsi benedire. Nella maggior parte dei fantasy degli ultimi 15 anni la regola è: “non c’è nessuna regola, posso scrivere tutto quello che voglio, tanto è fantasy!”. Poi, grazie alla serie TV, ho scoperto le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, e devo dire che è stato amore a prima vista. Anche se gli ultimi libri usciti mi sembrano un po’ allungati nel brodo, ritengo Martin un vero innovatore del genere.

L: La tua è una storia di vampiri, ma cosa pensi della trasformazione di questa creatura nella letteratura degli ultimi tempi? Penso in particolare alla saga di Twilight e a tutte le pubblicazioni sui vampiri uscite su quell’onda.

LB: C’è un grosso equivoco di fondo, secondo me, legato a questi libri: vengono spacciati per romanzi fantasy ma sono a tutti gli effetti dei romance. Fantasy e romance hanno regole molto diverse di scrittura perché si rivolgono a generi di lettori diversi. E’ chiaro che far piacere “Twilight” agli amanti del genere fantastico è cosa ardua, come sarebbe arduo far piacere “Il trono di spade” a una lettrice di Harmony. Ho letto soltanto il primo romanzo della Meyer, e devo dire onestamente che non mi è piaciuto per una serie di ragioni. La prima è che non amo il genere romance. E Twilight è un romance, senza ombra di dubbio, con la sua ambientazione finalizzata all’amoreggiamento dei due protagonisti, con lo stile ripetitivo mirato a ricordare quanto è bello Edward, quanto è forte Edward, quant’è romantico Edward… Il “vampiro” di Twilight è il principe azzurro dell’Harmony reso perfetto all’ennesima potenza, e perfino immortale. Ecco il messaggio che arriva alla ragazzina che legge questo romanzo:  “una ragazzetta scialba e timida, poco popolare, che si sente inadeguata, farà innamorare il principe azzurro perfetto e immortale che renderà immortale anche lei. E vissero per sempre felici e contenti”. Una bella fiaba da sognare, e tutto sommato se avessi una figlia adolescente che si avvicina alla lettura non mi dispiacerebbe vederle leggere questo libro. Poi mi è stato detto che nei capitoli successivi della saga le cose sono un po’ degenerate e che anche il messaggio si è distorto. Di certo Twilight non merita di passare alla storia come un libro ben scritto. E di sicuro non è un romanzo di vampiri.

L: Parlando di argomenti più tecnici, puoi raccontare brevemente qual’è stata la tua esperienza come autore in cerca di editore? Hai incontrato particolari difficoltà?

LB: La difficoltà che ho avuto è la stessa, credo, di tutti gli autori alle prime armi. Oltretutto, all’epoca non conoscevo ancora un sito, writers dream, che in seguito ho trovato molto utile per capire come mi sarei potuto muovermi. Convinto che non avrei avuto speranze con i grossi editori, mi ero rivolto solo a piccole realtà imponendomi come unico vincolo il non pagare nulla per pubblicare, quindi non ho fatto altro che rifiutare sistematicamente tutte le proposte di pubblicazione con contributo.

L: Com’è stata l’accoglienza da parte dei lettori? Hai ricevuto commenti o critiche?

LB: L’accoglienza dei lettori è stata molto positiva, da quanto ho potuto constatare attraverso le recensioni su internet e dai riscontri diretti. I lettori hanno apprezzato la duplice chiave di lettura della storia e, cosa curiosa, ho ricevuto positivi commenti dai fan dei vampiri tradizionali che dalle giovanissime fan di Twilight e soci. Una di loro, alla Fiera del Libro di Torino, tornò a trovarmi dopo aver comprato il libro l’anno prima e per dirmi “Twilight mi è piaciuto ma so che è una fiaba, il tuo invece mi piace perché potrebbe essere vero”. Non sono mancate critiche e osservazioni, così come dev’essere, e ne ho tratto utile insegnamento. Anzi, la persona a cui mi sono rivolto per avere una recensione “cattiva” (e in parte l’ho avuta, ma meno cattiva di quanto temessi) è diventata una preziosissima collaboratrice, oltre che un’amica, che mi sta aiutando nella revisione della mia nuova opera.

L: Ti ringrazio per la tua disponibilità. Personalmente il tuo libro mi è piaciuto molto e mi ha fatto riscoprire i vampiri che mi piacevano prima dell’avvento di Edward & Co. Prima di concludere, c’è qualche altra cosa che vorresti dire sul libro? Non dico fatti una domanda e datti una risposta di marzulliana memoria, ma se vuoi aggiungere qualcosa, prego!

LB: La tua intervista è stata molto completa e interessante, e non posso aggiungere nulla altro, se non ringraziare te e tutti gli amici del blog per l’attenzione che mi avete dedicato. Un caro saluto a tutti, e arrivederci!

La danza delle marionette – Luca Buggio

28 domenica Ott 2012

Posted by Sith in Recensioni horror, Recensioni urban fantasy

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horror, sangue, sovrannaturale, urban fantasy, vampiri

Questa è una storia di vampiri. Lo so, sento già i vostri commenti: “un altro romanzetto di succhiasangue strafighi per ragazzine in subbuglio ormonale”. Non potreste sbagliarvi maggiormente. Luca Buggio ritorna ai vecchi fasti della figura del vampiro, quando ancora non era stato trasformato in un’icona slavata e banale.
L’ambientazione non si può dire propriamente originale, dal  momento che appaiono evidenti i debiti verso Anne Rice e il gioco di ruolo Vampiri la Masquerade, ma questo non si presenta necessariamente come un difetto. Anzi, il fatto che l’attenzione non sia particolarmente focalizzata sull’ambiente circostante e sulle specifiche della politica dei vampiri, permette al lettore di immergersi nella coinvolgente vicenda. Oltretutto nutro dei seri dubbi che oggi si possa partorire una ambientazione urbana per una storia di vampiri che risulti totalmente originale.
La storia narrata da Buggio è molto affascinante. Il protagonista, Angus, un vampriro che non si è mai fatto coinvolgere dalla politica dei suoi simili, viene improvvisamente catapultato in una situazione dove è costretto a decidere da che parte schierarsi. L’ordine costituito oppure la fazione dei ribelli rivoluzionati sono due forze che in realtà servono una faida tra due vampiri uniti dal legame di sangue tra creatore e progenie. Così Angus deve non solo impegnarsi per cercare di sopravvivere ad una guerra che non ha mai voluto, ma anche cercare di salvare i suoi protetti umani, che rischiano di essere coinvolti e distrutti dalla situazione causata da un tenebroso mondo di vampiri del quale sono completamente ignari.
I personaggi non si riducono a stereotipi, riescono ad uscire facilmente dalle pagine del romanzo. Angus risulta essere una figura complessa e interessante. La sua umanità non lo riduce ad un individuo che è solo in grado di commiserarsi o di odiare la propria natura maledetta. Angus prova ancora sentimenti molto intensi ed è in grado di amare veramente i suoi protetti umani, che per lui non sono solo pedine da muovere su una scacchiera, ma veri e propri amici. Il suo buon cuore lo rende sicuramente sensibile ed umano, ma per proteggere la sicurezza dei suoi non esita a sporcarsi le mani, persino giungendo ad uccidere chi vorrebbe minacciarli.
La prospettiva umana viene presentata dagli occhi di Kerri, giovane direttrice del centro per disagiati di ogni età finanziato da Angus. Salvata da una vita di miseria e soprusi da Angus, Kerri prova sentimenti contrastanti verso di lui. Da un lato è grata al suo salvatore e prova per lui un affetto sincero, dall’altro ci sono troppi segreti attorno ad Angus che le fanno rimpiangere la vita tranquilla e normale che potrebbe avere lontano da quel misterioso mecenate. Kerri non conosce da subito la vera natura di Angus, anche se sospetta che ci sia qualcosa di strano in lui. Kerri è un personaggio molto interessante, fragile e forte al contempo, che non demorde nemmeno quando la serenità del centro viene minacciata dai nemici politici di Angus. Un carattere molto più deciso e forte della ragazza media che ritroviamo nelle storie di vampiri che imperversano ovunque ultimamente.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e realistici. Meritano una menzione Axel, vampiro dal comportamento contradditorio che non rivela fino alla fine dove risieda la sua fedeltà, e Rachel, ragazzina ribelle che nasconde con il suo comportamento burbero un gran bisogno di affetto.
Ho trovato particolarmente originale l’inserimento nella storia della tematica del volontariato e delle case di accoglienza. Un mondo universalmente poco conosciuto e pieno di storie di umanità, sofferenza e speranza.
Il mio giudizio su questo libro è particolarmente favorevole, sia perché giunge in questo periodo pieno di figure di vampiri ai limiti del romanzo rosa, sia perché narra una storia solida e convincente, che tiene incollati alla lettura ansiosi di sapere come si evolverà la vicenda. Ottima prova per Buggio, che trascina il lettore nel suo mondo oscuro con una proprietà di linguaggio e delle tecniche narrative invidiabili.

Titolo: La danza delle marionette
Autore: Luca Buggio
Editore: La Riflessione, Davide Zedda editore, 2009
Codice ISBN: 9788862111751

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