“- Che possiamo capirne noi, maestà? – Il vecchio ortolano parlava con la modesta saggezza di chi ne ha viste tante. – Matto forse non lo si può dire: è soltanto uno che c’è ma non sa d’esserci.
– O bella! Questo suddito qui che c’è ma non sa d’esserci e quel mio paladino là che sa d’esserci e invece non c’è. Fanno un bel paio, ve lo dico io!”
(pag. 38)
Si sa, studiare a scuola certi romanzi, spesso, non ci permette di apprezzarne la bellezza, col risultato che, da adulti, li ignoriamo oppure li releghiamo in quella parte delle nostre biblioteche come libri da non aprire mai più.
Tuttavia, ritengo che per un autore come Italo Calvino questa regola non valga.
Leggendo “Il cavaliere inesistente” si ritorna ai grandi romanzi cavallereschi, all’amor cortese e alle quest per il Santo Graal. Non c’è niente di più avventuroso di una storia piena di combattimenti a cavallo, di grandi passioni e di sovrani leggendari.
Ebbene Italo Calvino riesce a prendere tutti questi ingredienti e a rimescolarli talmente bene da stemperarne la solennità, senza renderli scialbi, da valorizzarne il lato comico, senza renderli ridicoli, da sottolinearne l’importanza storica, senza renderli pedanti.
Così, al seguito dei paladini di Carlo Magno, troviamo il cavaliere Agilulfo, costretto all’interno di un’armatura, perché senza quell’armatura lui non esiste.
Dice di muoversi per pura volontà ed ogni suo gesto è perfetto e misurato, ogni sua parola è arguta e sensata, tanto da risultare inviso ai suoi compagni e, in fondo, perfino allo stesso Carlo Magno.
L’identità di Agilulfo è chiara a tutti, eppure Agilulfo non esiste.
L’intero romanzo è basato su questo strano ossimoro che non tocca soltanto l’eroe principale bensì anche molti altri personaggi del libro: l’amazzone Bradamante che combatte e vive come un uomo pur essendo più donna di certe donne; lo scudiero toccato di Agilulfo, Gurdulù che ha un nome diverso in ogni paese e scambia continuamente la propria identità con cose e persone; il cavaliere Rambaldo che cerca di assomigliare all’unico ideale di uomo che piace a Bradamante, sapendo che non lo potrà mai eguagliare; Torrismondo, che cerca la verità su se stesso trovandola solo all’interno di un grande intreccio di equivoci e bugie.
“Il cavaliere inesistente” è una storia sulla ricerca di se stessi e su quanto gli uomini riescano a renderla complicata soltanto perché, spesso, non riescono a vedere oltre il proprio naso.
A pensarci bene, la felicità di tutti i personaggi del libro era a portata delle loro mani ma, per un tipico talento dei cavalieri erranti a voler percorrere sempre i sentieri più difficili, l’hanno allontanata per poi rincorrerla al galoppo.
Consiglio indubbiamente questo romanzo a tutti gli amanti delle storie cavalleresche e degli equivoci, a tutti coloro che amano porgersi qualche quesito kafkiano ogni tanto e, in generale, a tutti coloro che – semplicemente – leggono per fantasticare.
Titolo: Il cavaliere inesistente
Autore: Italo Calvino
Editore: Mondadori junior
Anno: 2011